Interno Poesia va in vacanza

Care lettrici e cari lettori,

si è appena conclusa la stagione 2022/2023 del blog Internopoesia.com. È stato un anno faticoso e pieno di scoperte, di libri letti in tutta fretta e di letture che ci hanno tenuti svegli anche la notte. Leggere e divulgare poesia è ciò che amiamo fare. Ora è arrivato il momento di staccare la spina e programmare la nuova stagione del blog, mettendo nero su bianco le idee e i progetti che prenderanno forma a partire dall’autunno, anche in casa editrice. Le pubblicazioni riprenderanno lunedì 4 settembre (nel corso del mese di agosto continueremo a divulgare le nostre amate letture via social).

Buona estate di poesia!

Margherita Guidacci


Non a te appartengo, sebbene nel cavo
Della tua mano ora riposi, viandante,
Né alla sabbia da cui mi raccogliesti
E dove giacqui lungamente, prima
Che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d’agili pesci e d’alghe
Ebbi vita dal grembo delle libere onde.
E non odio né oblio ma l’amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l’antica patria e rimormora
Assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
Mentre tu reggi il mio segreto sulla tua palma
E stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.

Le poesie (Le lettere, 2020)

Elena Zuccaccia

Ph. Raffaele Marciano

io sono orizzontale
ma preferirei essere verticale
un albero con radici
nel suolo

cercarmi in quest’altra
linea del tempo
dove la vita si confessa il
sabato pomeriggio
e salta dall’altalena mentre
ancora oscilla

le vene sui palmi
nuovi segni sui dorsi
linee di una metro
con cui andare sopra sotto
poter fare ancora tutto

sotto i denti (Edizioni Pietre Vive, 2023)

Philippe Jaccottet


Adesso so che non possiedo nulla,
neppure l’oro delle foglie fradicie,
né questi giorni che a gran colpi d’ala
vanno da ieri a domani, rimpatriano.

Lei fu con loro, pallida emigrante,
tenue beltà coi suoi segreti vani,
brumosa. E ora condotta certamente
via, tra i boschi piovosi. Come prima

eccomi in faccia a un irreale inverno,
ricanta il ciuffolotto, unica voce
che insiste, come l’edera. Ma il senso

chi lo puo dire? E la salute scema,
simile oltre la nebbia al fuoco breve
che un vento glaciale smorza… Ed è già tardi.

Rivista “Poesia” (n. 233 Dicembre 2008), a cura di Fabio Pusterla

Iosif Brodskij


Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate.
Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso.
Venga l’inverno e copra tutto, presto,
le città e le genti e, innanzitutto, il verde.
Io dormirò vestito, sfoglierò libri in prestito,
finché non se ne andrà per la sua strada l’anno,
quel che resta,
come il cane che sfugge al cieco e che traversa
lungo le strisce pedonali. È libertà
se scordi il patronimico del capo,
se è dolce la tua bocca più della chalvà
di Shiraz e se, col cervello strizzato
come il corno di un capro,
dall’occhio azzurro nessuna stilla scenderà.

Poesie (Adelphi, 1986), a cura di G. Buttafava

Raimondo Iemma

Ti devo spiegare
tutta, ti devo girare e stendere
come un aquilone per farti
volare. Distesa sembri più grande:
ristretta. Sei l’inebriante
mancamento che mi aspetta.
Per sapere veramente
mi basta immaginare
un ampio volo bianco
poi la neve cade da sé
succede per se stessa

Una formazione musicale (Le Voci della Luna, 2013)

Eugenio Montale


Ora sia il tuo passo
più cauto: a un tiro di sasso
di qui ti si prepara
una più rara scena.
La porta corrosa d’un tempietto
è rinchiusa per sempre.
Una grande luce è diffusa
sull’erbosa soglia.
E qui dove peste umane
non suoneranno, o fittizia doglia,
vigila steso al suolo un magro cane.
Mai più si muoverà
in quest’ora che s’indovina afosa.
Sopra il tetto s’affaccia
una nuvola grandiosa.

Ossi di seppia (Mondadori, 2016)

Piergiorgio Viti


(a Sarnano)

Quel giorno che andammo
a fare il tour delle cascate,
alla prima eravamo già stanchi.
Voltandomi ho notato
la fronte grondante,
lo sguardo perplesso,
il passo largo di chi
preferisce una comoda poltrona.
Ma abbiamo proseguito,
ti sei sacrificata,
perché io ero curioso
di vedere la seconda, la terza,
volevo in faccia gli zampilli
dell’acqua,
sentire il profumo di muschio
del sottobosco.
Così, giunti all’ultima,
ho sperato
che per te dietro alla cascata
apparisse la scritta “Grazie”
con gli strass e i caratteri cubitali,
invece non è apparso nulla
e anch’io non sono stato capace
di dire nulla,
come faccio sempre,
come tutte le volte
che non parlo
e una carezza mi resta tra le mani.

Quando l’aria aveva paura di Nureyev (2021, Terra d’ulivi).

Marie Takvam

marie-takvam
Devi essere arrivato in città!
Lo vedo chiaramente.
Tutte le case mi stanno sorridendo.
Hanno capito che ti amo.

Devi essere arrivato in città!
lo vedo dagli alberi del parco.
Hanno foglie vibranti,
ricevono baci dal sole e dal vento.

Devi essere arrivato in città!
Perciò
questa gioia incredibile
dalla luce e dall’alba
dalle barche a vela e dalla brezza.

Tutto è diverso oggi.
Quel che ieri era una lunga serie di case grigie
oggi è dipinta di oro e porpora
dal tramonto del sole.

Quella che ieri era gente qualunque
che andava all’autobus o all’auto
oggi sono persone
con una vita dentro.

Ciò che ieri era traffico e frastuono
oggi è il battito del cuore della città,
quello grande che fa muovere tutto!

In breve: Tu devi essere arrivato in città!

 

Parole dritte al cuore (Mondadori, 2014 ) a cura di M. Rossato

Odisseas Elitis


Giorno lucente, conchiglia della voce che mi plasmò
Nudo, per camminare nelle mie domeniche quotidiane
Tra i benvenuto delle spiagge
Soffia nel vento mai prima conosciuto
Stendi un’aiuola di tenerezza
Perché il sole vi rotoli la testa
E i papaveri accenda con le labbra
I papaveri che uomini fieri coglieranno
Perché non resti altro segno sui loro petti nudi
Che il loro sangue sprezza-pericoli che cancellò il dolore
Giungendo fino al ricordo della libertà.

Dissi l’amore, la salute della rosa, il raggio
Che solo e dritto riesce a trovare il cuore
La Grecia che con passo sicuro entra nel mare
La Grecia che sempre mi reca in viaggio
Su monti nudi gloriosi di neve.

Porgo la mano alla giustizia
Diafana fonte, sorgente della vetta
Profondo e immutabile è il mio cielo
Ciò ch’io amo nasce incessantemente
Ciò ch’io amo è sempre al suo principio.

Sole il Primo (Guanda, 1979) trad. it. Nicola Crocetti