Non c’è pace nella vita. La pietra profuma, pesa
e sostiene. C’è una pioggia che sale in me,
dovrei fuggire ma sono io stesso ogni luogo. Chiamalo
Dio o Pepsi quello che manca, ma non ingannarmi.
Non parlare di quello che non c’è, se c’è stato
ha smesso di essere quel nome. Una sera in cui non manca nulla,
noto che la festa in corso non mi riguarda.
Prendo il mio nome e mi inoltro nella notte.
Poco dopo la musica finisce e non si sentono più le risate
e i lampioni si affievoliscono come luci nella nebbia.
Non ricordo quali ho dimenticato, la festa continua
ma io non sono là né altrove.
da Antologia della poesia svedese contemporanea (Crocetti, 1996), a cura di H. Sanson, E. Zuccato
“Prendo il mio nome e mi inoltro nella notte.”
Bel verso polisemico.
GBG
Ottima proposta Andersson, autore poco cosciuto alla massa, davveri bravi!!
Ciao.
Versi bellissimi!
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IL VIAGGIO STA NELLA TESTA,VERSI ECCEZIONALI,SPESSO PRENDO IN MANO LA MIA COSCIEZA E LA MALTRATTO.
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