Tre quattro ciclamini bianchi
e poi ho un vaso dovizioso di foglie
che non la smette più di scalare il soffitto
e ho risorse, tesori
e un piccolo segreto non tremendo
che filtra nella vena della mano
e tinge il mio sangue di fulgido rosso.
Ora sei tutto preso da molti calcoli
a me non pensi, non parli,
davvero nell’ètere sommo
librato
come una lieve nebbia che si mischia alle nubi
e con le loro gocce spande polvere di perle all’alba.
L’ho sempre saputo che m’avresti trattata così,
una storia da niente
senza alcun risvolto misterioso.
Ma quel monte digradante nel mare
a picco nel diafano turchino dell’acqua ti ha scordato,
quel monte è tutto mio
non tuo.
Poeti israeliani (Einaudi, 2007), trad. it. Ariel Rathaus