Louise Glück


Sunset

My great happiness
is the sound your voice makes
calling to me even in despair; my sorrow
that I cannot answer you
in speech you accept as mine.
You have no faith in your own language.
So you invest
authority in signs
you cannot read with any accuracy.
And yet your voice reaches me always.
And I answer constantly,
my anger passing
as winter passes. My tenderness
should be apparent to you
in the breeze of summer evening
and in the words that become
your own response.

*

Tramonto

La mia grande felicità
è il suono che fa la tua voce
chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore
che non posso risponderti
in parole che accetti come mie.

Non hai fede nella tua stessa lingua.
Così deleghi
autorità a segni
che non puoi leggere con alcuna precisione.

Eppure la tua voce mi raggiunge sempre.
E io rispondo costantemente,
la mia collera passa
come passa l’inverno. La mia tenerezza
dovrebbe esserti chiara
nella brezza della sera d’estate
e nelle parole che diventano
la tua stessa risposta.

L’iris selvatico (Giano, 2003), traduzione di Massimo Bacigalupo

Un pensiero su “Louise Glück

  1. Ecco come il quotidiano, anzi il linguaggio del quotidiano, si fa poesia. Neutralizzandone la banalità in gesti linguistici, che a questo punto diventano non ciò che dicono, ma la fossilizzazione di un’esperienza. In questa pietrificazione del linguaggio il dolore diventa incancellabile.
    Non è affatto un’operazione né facile né semplice.

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