André Gide

Quest’anno cara, non c’è stata primavera;
Non canti sotto i fiori e non fiori leggeri,
Non risa e metamorfosi, né Aprile;
Non avremo intrecciato le ghirlande di rose.

Chini eravamo al chiarore delle lampade
Ancora, e su tutti i libri dell’inverno
Quando ci ha sorpreso un sole di settembre
Pavido e rosso e come anemone di mare.

Mi hai detto: ”Guarda! Ecco l’Autunno.
Dunque, è stato un sonno il nostro?
Se dobbiamo vivere ancora
Tra questi in-folio, rischia di diventar monotono.

Forse, è fuggita ormai una primavera
Senza che la volessimo apparire;
Perché in tempo parli a noi l’aurora,
Apri le tende delle finestre”.

Pioveva. Le lampade abbiamo ravvivato
Impallidite per quel sole rosso
E ci siamo rituffati nell’attesa
Della chiara primavera che è alle porte.

 

Rivista “Poesia” (n. 84, maggio 1995), traduzione di Roberto Rossi Precerutti

Louise Glück


Sunset

My great happiness
is the sound your voice makes
calling to me even in despair; my sorrow
that I cannot answer you
in speech you accept as mine.
You have no faith in your own language.
So you invest
authority in signs
you cannot read with any accuracy.
And yet your voice reaches me always.
And I answer constantly,
my anger passing
as winter passes. My tenderness
should be apparent to you
in the breeze of summer evening
and in the words that become
your own response.

*

Tramonto

La mia grande felicità
è il suono che fa la tua voce
chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore
che non posso risponderti
in parole che accetti come mie.

Non hai fede nella tua stessa lingua.
Così deleghi
autorità a segni
che non puoi leggere con alcuna precisione.

Eppure la tua voce mi raggiunge sempre.
E io rispondo costantemente,
la mia collera passa
come passa l’inverno. La mia tenerezza
dovrebbe esserti chiara
nella brezza della sera d’estate
e nelle parole che diventano
la tua stessa risposta.

L’iris selvatico (Giano, 2003), traduzione di Massimo Bacigalupo

Ada Negri


Mia giovinezza

Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo
all’essere. Sei tu, ma un’altra sei:
senza fronda né fior, senza il lucente
riso che avevi al tempo che non torna,
senza quel canto. Un’altra sei, più bella.
Ami, e non pensi essere amata: ad ogni
fiore che sboccia o frutto che rosseggia
o pargolo che nasce, al Dio dei campi
e delle stirpi rendi grazie in cuore.
Anno per anno,entro di te, mutasti
volto e sostanza. Ogni dolor più salda
ti rese: ad ogni traccia del passaggio
dei giorni, una tua linfa occulta e verde
opponesti a riparo. Or guardi al Lume
che non inganna: nel suo specchio miri
la durabile vita. E sei rimasta
come un’età che non ha nome: umana
fra le umane miserie, e pur vivente
di Dio soltanto e solo in Lui felice.

O giovinezza senza tempo, o sempre
rinnovata speranza, io ti commetto
a color che verranno: – infin che in terra
torni a fiorir la primavera, e in cielo
nascan le stelle quando è spento il sole.

Poesie (Interno Poesia Editore, 2023)

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Stefania Heim


12:52 PM

Back turned
the large lake changes
all of the air. I believe

myself capable of small pleasures
but question the urge to record them
in writing or in speech. There is

a child here who is mine, not
sleeping in the hour I’ve allotted
for that purpose. She keeps

noticing
things I don’t point to first.

1: 0 0 PM

As though I were a lake. Thoreau calls
trees eyelashes and I need such
buffeting. What swims within
I have tried to control. Have selected from
among events. A bubbled surface is not
describing anything. Old dock jutting
from which we must jump. If we are
to

1: 01 PM

The desired suspension through habituation
No
Practice

Is every midnight the solid bottom?

 

From ‘Hour Book’, (Ahsahta press, 2019)

*

 

12:52

Di schiena
il grande lago cambia
tutta l’aria. Mi credo

capace di piccoli piaceri
ma dubito della spinta a fissarli
nello scritto o nel parlato. C’è

qui una bimba che è mia, non
dorme nell’ora che le ho dato
per quello scopo. Continua

a notare
cose che non indico per prima.

*

13:00

Come se fossi un lago. Thoreau chiama
ciglia gli alberi e io ho bisogno di queste
forzature. Ciò che nuota dentro
ho cercato di controllare. Ho selezionato
fra gli eventi. Una superficie con bolle non
descrive niente. Il vecchio molo aggettante
da cui dobbiamo saltare. Se siamo
tenuti a farlo

13:01

La sospensione desiderata attraverso l’adattamento
Nessuna
Pratica

Ogni mezzanotte è il fondo duro?

 

Traduzione in italiano di Stefania Zampiga

Borís Pasternàk

Definizione della poesia

È un fischio che si estende acuto d’improvviso,
è lo scricchiolio di ghiacci soffocati,
è la notte che fa intirizzire la foglia,
il duello di due usignoli.
È il tonfo soave del pisello,
è l’universo in lacrime in un guscio,
è Figaro – dal podio e dai flauti –
che si frange come grandine sull’aiuola.
È quel che la notte deve ricercare
Sul fondo oscuro delle vasche,
e la stella porgere al vivaio
coi palmi umidi e tremanti.
Più piatta di una tavola è l’afa.
Il firmamento è travolto dall’ontano,
toccherebbe alle stelle esplodere in risate.
Ma l’universo è un luogo spento.

Poesie (Einaudi, 1971)

Franco Loi


Dentro la parola persa io mi perdo,
divento le cose del mondo, l’aria che passa,
quella parola che sta dietro l’aria
e si fa chiara agli occhi che stanno nel tempo;
e se io parlo non so chi è a parlare,
è il vento che parla nel mio sentimento,
che niente si fa dal niente, e nel pensare
la voce che mi chiama mi viene dentro.

*

Dent la paròla vèrta mí me pèrdi,
deventi i ròbb del mund, l’aria che passa,
quèla parola che sta dedré de l’aria
e se fa ciara aj ögg che stann nel temp;
e se mí parli sú no chi l’è a parlà,
l’è ’l vent che parla nel mè d’un sentiment,
ché nient se fa dal nient e nel pensà
la vûs che mí me ciama me vègn dent.

Isman (Einaudi, 2002)

Jarosław Iwaszkiewicz


Spossato dalla bellezza, che ho pescato ogni giorno
Con pupille e orecchie avidamente spalancate
Quando morirò, non piangere. Mi addormenterò sazio di vita
Che è grande, difficile, e burrascosa.
La divinità, che nel fuoco mi percorreva le membra
Volerà in alto o si dissiperà;
Il cuore che batteva così vivo − si irrigidirà
E la voce diverrà una lettera morta.
Allora penserai, che troppo sparsi
Resteranno di me frammenti di parole
Ma sappi che più d’una volta le ore di rapimento
La parola mi soffocarono nel petto troppo stretto
Il mondo era troppo bello, perché solo a te
Donassi i miei versi. O amatissima
Ho guardato nello spazio smisurato
Mi hanno preso sentimenti smisurati
Ma quando qui le persone, lì le stelle nel cielo
Il cuore mi svolsero con un eterno arcolaio
Tu sei rimasta fedele come l’acqua, immutabile
L’unica al mondo che mi abbia amato.

La mappa del tempo (Ponte Sisto, 2010), trad. it. F. Groggia

Konstantinos Kavafis


Somma

S’io sia felice o infelice non discuto.
Ma a una cosa con gioia sempre penso:
che della grande somma (della somma che odio),
così ricca di numeri, io non faccio parte,
unità tra le tante. Io non sono compreso
nel totale. Questa gioia mi basta per sé sola.

Poesie segrete (Crocetti, 2011), a cura di N. Crocetti

Rocco Scotellaro


Sono fresche le foglie dei mandorli
i muri piovono acqua sorgiva
si scelgono la comoda riva
gli asini che trottano leggeri.

Le ragazze dagli occhi più neri
montano altere sul carro che stride,
marzo è un bambino in fasce che già ride.
E puoi dimenticarti dell’inverno:

che curvo sotto le salme di legna
recitavi il tuo rosario
lungo freddi chilometri
per cuocerti il volto al focolare.

Ora ritorna la zecca ai cavalli,
ventila la mosca nelle stalle
e i fanciulli sono scalzi
assaltano i ciuffi delle viole.

Tutte le poesie. 1940-1953 (Mondadori, 2019)