Erri De Luca

de luca

 

 

 

 

 

 

 

Due

Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
Saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo (Feltrinelli, 2005)

Vittorino Curci

Ph. Francesco Liuzzi

dov’è il finimondo? alle spalle o davanti?
non siamo mai usciti dalle trincee.
la testa di guillaume non è ancora bendata.
dopo l’ultimo giro veloce
sentiamo tutto il peso di essere come siamo
ma nessuno si chiede dove e quando
abbiamo sbagliato

ora sostiamo nei pressi di una prigione
non siamo più in fuga e nessuno ci insegue.
diffidiamo delle belle parole
e le nostre biografie sono mute.
aspettiamo. aspettiamo in silenzio.
presto passeremo dallo sterile al fertile
dal tremore della mano a una scrittura di fuoco

Cadenze per la fine del tempo (Musicaos, 2023)

Alberto Fraccacreta


Le nostre separazioni

Solitamente di sabato, quando
le rotelle del trolley picchiettano
via Raffaello, svoltano per via
Bramante sull’assito lastricato
di selci e propositi d’incontro.
Solitamente a un certo orario
del mattino, a un guado inatteso
delle tue falcate in centro.
Il divincolio fermo e monotono
del bagaglio si affievolisce
a ogni passo ribadendo
che stasera non ci sarai,
non apparirai fulgida nella folla
come un’àncora gettata
nel fondo, se non in sogno.

Non ci sarà scontro, urto, alterno
sfaldarsi, cozzo di ragioni
e opinioni, né finale di partita.
Non ci sarà la tua presenza
ma soltanto la tua ombra
che solitamente si fa largo
dalla piazza gremita
e viene a suscitarmi
lì tra la gente nel locale
dove sarò chiuso a pensarti.

Del tutto diversi (Interno Poesia Editore, 2023)

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Fernando Quatraro


Il cammino spirituale

In casa tengo in fila su una mensola
a parte
un gruppetto di libri
diciamo proibiti
un po’ come quelli
che il conte Monaldo
conservava nella sua biblioteca
in uno scaffale
diciamo speciale

Ogni notte li leggo
fino a tardi
divento una cometa
il maestro elementare
del paese
una donna, un amico
il presto o l’adagio di uno spartito

In ognuno di loro arrivo
alla fine a vedere
comparire una dolcezza
che mi spinge quando poi esco
a camminare
di traverso per la strada
volendo offrire all’attrito dell’aria
il meno possibile
del corpo materiale

– la musica in cuffia può aiutare –

 

Inedito

Attila Jozsef

Mamma

Da una settimana mia madre
sola mi arresta la mente.
Col cesto gemente di panni
contro il grembo, saliva in soffitta.

A quel tempo ero ancora sincero,
e gridavo e pestavo i piedi:
li dia ad altri i panni mézzi,
in soffitta ci porti me.

Andava, stendeva in silenzio,
non guardava né rimproverava.
I panni lucenti frusciavano,
in alto volavano vivi.

Non piangerei, ma è tardi ormai.
Ora la vedo bene, alta e grande:
leva i capelli grigi nell’aria,
scioglie il candeggio nell’acqua del cielo.

 
Le più belle poesie d’amore (Baldini & Castoldi, 2014), a cura di P. Gelli

Chandra Livia Candiani


Siamo nuvole
i nomi complicano la tessitura
ma siamo nuvole,
notturne mattiniere
dipende,
oltraggiose spaurite
candide sprezzanti,
cavalieri e cavalcature
bastimenti e animali
siamo pronte
a dissolverci con fierezza
in quel tutto pacatissimo
del cielo ultimo
che ci affida il mondo.
Siamo nuvole
cambiamo vita di frequente
lì, sopra il disordine della realtà
il fondo
sereno delle cose,
la pioggia
la sete.

 

Fatti vivo (Einaudi, 2017)

Anna Maria Carpi

Ph. Dino Ignani

Una madra io l’ho avuta,
viva ardente
sempre via con la mente
inetta a vivere.
Sarà stata poi lei? Mai le ho dormito in grembo.
Era un uccello
che migrava
con le ali tarpate.
Così io non ho misericordia di me stessa,
e non ho niente che mi abbracci dentro.

L’aria è una (Einaudi, 2023)

Giuseppina Biondo


Io voglio poter dire: esci
la lingua dalla bocca, sali
le valigie e tutte le borse, scendi
la pasta o il cane. Tutti quei verbi intransitivi,
che a voi suonano male,
usarli in maniera transitiva.
A me sembra normale uscire qualcosa dal frigo,
suona bene, vedo il gesto corretto.
Mannaggia, mia lingua, che sei di tutt* e di nessun*.

Lingua di mezzo (Interno Libri Edizioni, 2023)

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Marco Nicosia


Io non sono un ragazzo
dolce solare tranquillo
sincero in cerca di ragazzo
sposato attivo dominante
né tenero divertente esperto
di psicologia criminologica
forense studioso di rimming
né twink né lontra né rozzo
sportivo curioso cisgender.

Io non sono un orso
o una bestia — insegnami
a sopravvivere, amore mio,
a questa coppia aperta —
seppelliscimi piuttosto,
seppelliscimi con le mie
scarpe platform.

Inedito

Walter Savage Landor


Ultime foglie

Cadon le foglie, e così è di me
Gli ultimi fiori hanno umidi gli occhi.
Così è di me.
Raro si ode sul ramo ora l’uccello
Gioioso o mesto
Per l’intero bosco.

Ecco l’inverno s’avvicina e porta
Più presso al fuoco il cerchio che si stringe,
Ogni anno di più, dei vecchi amici,
Venga esso, già il cielo s’oscura,
Primavera ed estate non son più
Ogni cosa è soave ora quaggiù.

*

The leaves are falling; so am I;
The few late flowers have moisture in the eye;
So have I too.
Scarcely on any bough is heard
Joyous, or even unjoyous, bird
The whole wood through.

Winter may come: he brings but nigher
His circle (yearly narrowing) to the fire
Where old friends meet.
Let him; now heaven is overcast,
And spring and summer both are past,
And all things sweet.

Da Attilio Bertolucci, Imitazioni (Libri Scheiwiller, 1994) trad. it. di Attilio Bertolucci