A volte sono le gambe, l’incubo
è pensarle che non reggano,
lo schianto improvviso e preciso
come il movimento del ferro
irresistibile nella gola.
Eppure fa il suo meglio per sorprendere
l’illusione della vista, dire le braccia
prima che rovinino lungo i corridoi
con la pece dentro gli occhi.
Allora sono soltanto un’iride di pena,
acqua verde, mi guidano le piastrelle
del pavimento, dicono gli spazi fino
alla finestra, il respiro enorme della pineta
davanti alla camera da letto, la casa
esplosa di macerie sul finire della frase,
il gesto del bicchiere sul vassoio
poco prima della cena.
Avere un tetto, costruire un riparo,
proteggere le ossa, dire lo vedi
adesso le mani hanno smesso di tremare
inventare gli sguardi senza le parole.
Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 3 (Interno Poesia Editore, 2022)