Le sei del mattino.
Ho aperto la porta del giorno ci sono entrato
ho assaporato
l’azzurro nuovo nelle finestre
le rughe della mia fronte di ieri
sono rimaste sullo specchio
sulla mia nuca una voce di donna
tenera peluria di pesca
e le notizie del mio paese alla radio
vorrei correre d’albero in albero
nel frutteto delle ore
verrà il tramonto, mia rosa
e al di là della notte
mi aspetterà
spero
il sapore di un nuovo azzurro.
Poesie d’amore (Mondadori, 2002), trad. it. J. Lussu, V. Mucci
L’ha ribloggato su Cultura91.
È bellissima!
La poesia non è puro esercizio di bello stile o andare a capo prima della fine di ogni rigo.
Piuttosto, quando siamo di fronte a quello che ci sembra un esercizio di bello stile e vediamo più accapo di quanti occorrerebbero, dovremmo predisporci alla consapevolezza che chi scrive vuole disperatamente parlare al cuore, al sangue, all’anima di chi spera che lo leggerà. La poesia è uno specchio miracoloso tra le viscere di chi scrive e quelle di chi è disposto non solo a leggere ma ad accogliere quelle viscere dentro dentro le sue.
Le parole di Nazim Hikmet sono permeate e trasudano di questa consapevolezza.
incantevole e delicata, come sempre sa fare Hikmet
Il sapore di un azzurro da scoprire ogni giorno come fosse nuovo..bellissima poesia!
L’ha ribloggato su elephant man.
Grazie a tutti per il passaggio e i commenti. Hikmet riesce (e riuscirà a lungo nel tempo) ad andare dritto al cuore del lettore!
“vorrei correre d’albero in albero
nel frutteto delle ore”
Che meraviglia…