Anna Achmatova


Dedica

Davanti a questo dolore si curvano monti,
Non scorre un gran fiume,
Ma sono solide le serrature del carcere,
E dietro di esse i “covi dei forzati”,
E una malinconia di morte.
Per quanto alita un vento fresco,
Per qualcuno si addolcisce il tramonto,
Non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l’odioso scricchiolio delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci alzavamo come una messa mattutina,
Camminavamo per la capitale inselvatichita,
Là ci incontravamo, più esanimi dei morti,
Il sole più basso, e la Neva più nebbiosa ,
Ma la speranza canta sempre in lontananza.
La condanna…E subito scorrono le lacrime,
Da tutti ormai allontanata,
La vita è come strappata dolorosamente dal cuore,
Gettata brutalmente supina,
Ma va avanti… Barcolla… Sola…
Dove sono ora le amiche occasionali
Dei miei due anni infernali?
Cosa scorgono nelle nevi siberiane?
Cosa intravedono nel disco della luna?
Mando loro il mio addio.

Marzo 1940

Traduzione di Paolo Galvagni, “Rivista Poesia” n. 57, dicembre 1992

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