La vera fine della guerra
Un mattino tutti i treni tornarono in stazione
vuoti – ci si poteva levar le scarpe e andar scalzi
verso casa. Lungo binari e malva silvestre
con quello strano senso di leggerezza
e che gli oggetti trovati ora avrebbero pesato ancor di più:
fischietto, orologio, una macchina fotografica rotta.
Per fortuna la maggior parte di essi esisteva
come esistevamo noi, appena salati, nell’aria.
L’intera casa era pure un edificio di fili
di ragno, che un tremolio delle palpebre avrebbe abbattuto.
Per un attimo restammo sospesi così nel caldo
respiro dell’estate, finché un bambino, che sospirava
nel sonno, si alzò e vide un giardino pieno di piume.
Dicembre 1998
Antimondo (Edizioni della Meridiana, 2009), traduzioni di Leonardo Masi e Alessandro Ajires
Peccato il refuso: nella lettura di un testo poetico di pochi versi disturba molto….
Forse è saltata una “s” ?
ci “S”i poteva levar le scarpe
Grazie!