1ª poesia più letta del 2021

di Bertolt Brecht

 

Contro la seduzione

Non vi fate sedurre:
non esiste ritorno.
Il giorno sta alle porte,
già è qui vento di notte,
altro mattino non verrà.

Non vi lasciate illudere
che è poco, la vita.
Bevetela a gran sorsi,
non vi sarà bastata
quando dovrete perderla.

Non vi date conforto:
vi resta poco tempo.
Chi è disfatto, marcisca.
La vita è la più grande:
nulla sarà più vostro.

Non vi fate sedurre
da schiavitù e da piaghe.
Che cosa vi può ancora spaventare?
Morite con tutte le bestie
e non c’è niente, dopo.

Poesie e canzoni (Einaudi, 1982), trad. it. R. Leiser, F. Fortini

Poesia pubblicata il 30 marzo 2021

2ª poesia più letta del 2021


di Chandra Livia Candiani

La pelle è sempre in prima linea
come i cappotti le madri i villaggi,
è un confuso conoscitore di mondi
è serbatoio e cemento
trasale fa barriera
è distendibile e delicatamente resistente
sanguina respira. Nuca mani e piedi
spalle petto fianchi conoscono
il mondo senza l’assedio della narrazione
stormiscono e scompensano il pensiero.
La pelle è educazione sentimentale
ogni parola un branco che preme i pori
e ne fa porte sul cielo vuoto dell’interno,
dove soffia la memoria
l’aria del tempo.
Per primo viene il tatto
quando mettiamo una parola
al mondo. Invecchiando la pelle
diventa più sottile
perché aumenta il desiderio
di mistero, diminuisce
la paura di attacco.
È nuda su questa terra,
si sbriciola nel passaggio.
In lei la vita umana si consuma
e poi si spegne o forse vola
fuori di lei, la lascia.

La domanda della sete. 2016-2020 (Einaudi, 2020)

Poesia pubblicata il 22 marzo 2021

3ª poesia più letta del 2021

di Franco Loi –

Cume me pias el mund! L’aria, el so fiâ!
j àrbur, l’èrba, el sû, quj câ, i bèj strâd,
la lüna che se sfalsa, l’èrga tra i câ,
me pias el sals del mar, i matt cinâd,
i càlis tra i amís, i abièss nel vent,
e tücc i ròbb de Diu, anca i munâd,
i spall che van de pressia cuj öcc bass,
la dònna che te svisa i sentiment:
l’è lí el mund, e par squasi spettàss
che tí te ‘l vàrdet, te ghe dét atrâ,
che lü ‘l gh’è sempre, ma facil smemuriàss.
tràss föra ind i pernser, vèss durmentâ…
Ma quan’ che riva l’umbra de la sera,
‘me che te ciama el mund! cume slargâ
te vègn adòss quèl ciel ne la sua vera
belessa sena feng nel so pensàss,
e alura del tò pien te càmbiet cera.

*

Come mi piace il mondo! l’aria, il suo fiato!
gli alberi, l’erba, il sole, quelle case, le belle strade,
la luna che muta sempre, l’edera tra le case
mi piace il salso del mare, le matte stupidate,
i calici tra gli amici, gli alberi nel vento,
e tutte le cose di Dio, anche le piccolezze,
e i tram che passano, i vetri che risplendono,
le spalle che vanno di fretta a occhi bassi,
la donna che ti turba i sentimenti:
è lí il mondo, che sembra aspettarsi
che tu lo guardi, che gli dai retta,
poiché lui c’è sempre, ma è facile dimenticarlo,
distrarsi nei pensieri, essere addormentati…
Ma quando arriva l’ombra della sera,
come ti chiama il mondo! come si allarga
e ti viene addosso quel cielo nella sua vera
bellezza senza finzioni nel suo riflettersi,
e allora per la tua pienezza cambi colore.

Isman (Einaudi, 2002)

Ph. Danilo De Marco

 

Poesia pubblicata il 5 gennaio 2021

4ª poesia più letta del 2021

di Lawrence Ferlinghetti

 

Per i poeti, con amore

Manifesto populista

Poeti, uscite dai vostri studi,
aprite le vostre finestre, aprite le vostre porte
siete stati ritirati troppo a lungo
nei vostri mondi chiusi.
Scendete, scendete
dalle vostre Russian Hills e dalle vostre Telegraph Hills,
dalle vostre Beacon Hills e dalle vostre Chapel Hills,
dalle vostre Brooklyn Heights e dai Montparnasse,
giù dalle vostre basse colline e dalle montagne,
fuori dalle vostre tende e dai vostri palazzi.
Gli alberi stanno ancora cadendo
e non andremo più nei boschi.
Non è il momento ora di sedersi tra loro
quando l’uomo incendia la propria casa
per arrostire il maiale.
Non si canta più Hare Krishna mentre Roma brucia.
San Francisco sta bruciando
La Mosca di Majakowskij sta bruciando
i combustibili fossili della vita.
La notte & il cavallo si avvicinano
mangiando luce, calore & potere
e le nuvole hanno i calzoni.
Non è il momento ora di nascondersi per l’artista
sopra, oltre, dietro le scene,
indifferente, tagliandosi le unghie,
purificandosi fuori dall’esistenza.
Non è il momento ora per i nostri piccoli giochi letterari
non è il momento ora per le nostre paranoie & ipocondrie,
non è il momento ora per la paura & il disgusto,
è il momento solo per la luce & l’amore.
Abbiamo visto le migliori menti della nostra generazione
distrutte dalla noia ai reading di poesia.
La poesia non è una società segreta,
né un tempio.
Le parole & i canti segreti non servono più.
L’ora di emettere l’OM è passata,
viene l’ora di cantare un lamento funebre,
un momento per cantare un lamento funebre & per gioire
sulla fine in arrivo
della civiltà industriale
che è nociva per la terra & per l’Uomo.
Il momento ora di esporsi
nella completa posizione del loto
con gli occhi bene aperti,
il momento ora di aprire le nostre bocche
in un nuovo discorso aperto,
il momento ora di comunicare con tutti gli esseri coscienti,
tutti voi, “Poeti delle Città”
appesi nei musei, includendo me stesso,
tutti voi poeti del poeta che scrive la poesia
sulla poesia
tutti voi poeti di poesia da workshop
nel cuore giungla d’America
tutti voi addomesticati Ezra Pound,

tutti voi poeti pazzi, sballati, da college
tutti voi poeti della Poesia Concrete pre-compressa,
tutti voi poeti cunnilingio,
tutti voi poeti da gabinetto a pagamento che vi lamentate con graffiti,
tutti voi ritmatori da metropolitana che non ritornate mai sulle betulle,
tutti voi padroni della segherie haiku

nelle Siberie d’America,
tutti voi non realisti senza occhi,
tutti voi supersurrealisti autonascosti,
tutti voi visionari da camera da letto,
ed agitprop da gabinetto,
tutti voi poeti alla Groucho Marxista

e Compagni di ozio di classe
che restano inattivi tutto il giorno
e che parlano del lavoro di classe del proletariato,
tutti voi anarchici Cattolici della poesia,
tutti voi Neri Montanari della poesia,
tutti voi Bramini di Boston e bucolici di Bolinas,
tutti voi baby-sitters della poesia,
tutti voi fratelli zen della poesia,
tutti voi amanti suicidi della poesia,
tutti voi capelluti professori della poesia,
tutti voi critici di poesia
che bevete il sangue dei poeti,
tutti voi Poliziotti della Poesia –
Dove sono i figli di Whitman,
dov’è la grande voce che parla ad alta voce
con un senso di dolcezza & di sublimità,
dov’è la nuova grande visione,
la grande visione del mondo,
l’alta canzone profetica
dell’immensa terra
e tutto ciò che canta in essa
e il nostro rapporto con essa –
Poeti, scendete
nelle strade del mondo ancora una volta
e aprite le menti & gli occhi
con la vecchia delizia visuale,
schiarite la gola e parlate più forte,
la poesia è morta, lunga vita alla poesia
con occhi terribili e forza di bufalo.
Non aspettate la rivoluzione
o succederà senza di voi.
Smettete di mormorare e parlate ad alta voce
con una nuova poesia completamente aperta
con una nuova comune-sensuale “comprensione-pubblica”
con altri livelli soggettivi
con altri livelli sovversivi,
un diapason nell’orecchio interno
per colpire sotto la superficie.
Del vostro dolce Io che ancora cantate
ancora esprimete “la parola en-masse” –
Poesia il veicolo comune
per il trasporto pubblico
verso luoghi più alti
di altre ruote che possono portarla.
Poesia che ancora cade dai cieli
dentro le nostre strade ancora aperte.
Loro non hanno ancora alzato barricate,
le strade animate ancora con visi,
uomini & donne attraenti camminano ancora qui,
dovunque ancora attraenti creature,
negli occhi di tutti il segreto di tutti
qui ancora sepolto,
i selvaggi figli di Whitman qui ancora dormono,
si svegliano e camminano nell’aria aperta.

Giugno 1975

Rivista “Poesia” (Num. 200, Crocetti Editore), traduzione di Romano Giachetti e Bruno Marcer

*

 

Populist Manifesto

For Poets, with Love

Poets, come out of your closets,
open your windows, open your doors,
you have been holed-up too long
in your closed worlds.
Come down, come down
from your Russian Hills and Telegraph Hills,
your Beacon Hills and your Chapel Hills,
your Mount Analogues and Montparnasses,
down from your foothills and mountains,
out of your teepees and domes.
The trees are still falling
and we’ll to the woods no more.
No time now for sitting in them
as man burns down his own house
to roast his pig
No more chanting Hare Krishna
while Rome burns.
San Francisco’s burning,
Mayakovsky’s Moscow’s burning
the fossil-fuels of life.
Night & the Horse approaches
eating light, heat & power,
and the clouds have trousers.
No time now for the artist to hide
above, beyond, behind the scenes,
indifferent, paring his fingernails,
refining himself out of existence.
No time now for our little literary games,
no time now for our paranoias & hypochondrias,
no time now for fear & loathing,
time now only for light & love.
We have seen the best minds of our generation
destroyed by boredom at poetry readings.
Poetry isn’t a secret society,
It isn’t a temple either.
Secret words & chants won’t do any longer.
The hour of oming is over,
the time of keening come,
a time for keening & rejoicing
over the coming end
of industrial civilization
which is bad for earth & Man.
Time now to face outward
in the full lotus position
with eyes wide open,
Time now to open your mouths
with a new open speech,
time now to communicate with all sentient beings,
all you “Poets of the Cities”
hung in museums including myself,
all you poet’s poets writing poetry
about poetry,
all you poetry workshop poets
in the boondock heart of America,
all you housebroken Ezra Pounds,
all you far-out freaked-out cut-up poets,
all you pre-stressed Concrete poets,
all you cunnilingual poets,
all you pay-toilet poets groaning with graffiti,
all you A-train swingers who never swing on birches,
all you masters of the sawmill haiku in the Siberias of America,
all you eyeless unrealists,
all you self-occulting supersurrealists,
all you bedroom visionaries and closet agitpropagators,
all you Groucho Marxist poets
and leisure-class Comrades
who lie around all day and talk about the workingclass proletariat,
qll you Catholic anarchists of poetry,
qll you Black Mountaineers of poetry,
all you Boston Brahims and Bolinas bucolics,
all you den mothers of poetry,
all you zen brothers of poetry,
all you suicide lovers of poetry,
all you hairy professors of poesie,
all you poetry reviewers
drinking the blood of the poet,
all you Poetry Police –
where are Whitman’s wild children,
where the great voices speaking out
with a sense of sweetness and sublimity,
where the great’new vision,
the great world-view,
the high prophetic song
of the immense earth
and all that sings in it
and our relations to it–
poets, descend
to the street of the world once more
and open your minds & eyes
with the old visual delight,
clear your throat and speak up,
poetry is dead, long live poetry
with terrible eyes and buffalo strength.
Don’t wait for the Revolution
or it’ll happen without you,
stop mumbling and speak out
with a new wide-open poetry
with a new commonsensual “public surface”
with other subjective levels
or other subversive levels,
a tuning fork in the inner ear
to strike below the surface.
Of your own sweet Self still sing
yet utter “the word en-masse” –
Poetry the common carrier
for the transportation of the public
to higher places
than other wheels can carry it.
Poetry still falls from the skies
into our streets still open.
They haven’t put up the barricades, yet,
the streets still alive with faces,
lovely men & women still walking there,
still lovely creatures everywhere,
in the eyes of all the secret of all
still buried there,
Whitman’s wild children still sleeping there,
Awake and walk in the open air.

 

Garium Press, 1975

5ª poesia più letta del 2021


di Mario Luzi –

Di gennaio, di notte
quando lungo le sue vene lo spazio
trepida per un vento inesauribile, ravviva
negli alberi speranze ancora vane
e li sveglia a una vita ancora incerta,
troppo remota oltre le cime
ed oltre le radici;

nei giorni incerti ai crocevia del tempo
nelle ore dopo la passione quando
anche il dolore ha fine
e l’anima si tiene appena
che non frani nel suo vuoto
e si chiede stupita più che ansiosa
s’è quella l’agonia ch’è in ogni inizio
o il termine, il termine di tutto,

e accade che qualcuno
per certezza, per afferrarsi a un segno
mormori il suo tra il nome dei suoi cari
ed è strano come murare lapidi
su case per memoria d’un passaggio,
d’una sosta nel transitare eterno,

viso di molto amata un tempo
che tra pagina e pagina del libro
sfogliato senza termine degli anni
hai la pace che dà l’essere fiochi
e spenti sotto la crudele patina
qualcuno soffia nelle tue fattezze,
t’eccita, ti richiama al mio tormento
quale fosti d’età in età, puerile,
puerile sotto nuvole di marzo,
giovinetta sgusciata da anni informi
tra infanzia e pubertà, donna nel vento.
Frattanto siamo divenuti grigi.

Esco, guardo addossato ai muri alti
la mia patria ventosa e montuosa,
prendo fiato, poi seguo la via crucis.

Tutte le poesie (Garzanti, 1998)

6ª poesia più letta del 2021


di Salvatore Toma –

Non ti credo
ma c’è chi giura che esisti,
forse non ti so cercare
o rassegnarmi a cadere
e tu giochi a nasconderti
non ti fai trovare,
sembriamo
due strani innamorati
ma io ti sento
qui alle mie spalle,
a volte mi sento toccare.

Canzoniere della morte (Einaudi, 1999)

Poesia pubblicata il 21 giugno 2021

7ª poesia più letta del 2021


di Alessandro Celani –

 

Fatti feroce poesia
quando i tempi sono feroci
Impara dalle bestie nei campi
come uccidono e sono uccise
Impara dal tempo che viene in soccorso
a chi è già morto fra le acque
Non cedere alle lusinghe dei poeti
dicci la verità sulla morte
chi uccise e chi fu ucciso
nome per nome

Apocalisse e altre visioni (Aguaplano libri, 2021)

Poesia pubblicata il 24 settembre 2021

8ª poesia più letta del 2021

Amore

Ti amo, per le infinite
strade del mondo,
per i giorni di pioggia
e l’accendersi lento del sole:
tutte cose che vedo ricordandoti.
Ma, soprattutto, ti amo
per la tua consapevole vita.

settembre ’56

Esercizi d’addio. Poesie inedite 1952-1965 (Interno Poesia Editore, 2021)

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Poesia pubblicata il 9 aprile 2021

9ª poesia più letta del 2021

di Eugenio Montale

I limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

Tutte le poesie (Mondadori, 2018)

Foto: Archivio Farabola

 

Poesia pubblicata il 28 maggio 2021

10ª poesia più letta del 2021


di Danilo Dolci

Rivoluzione

Chi si spaventa quando sente dire
“rivoluzione”
forse non ha capito.
Non è rivoluzione
tirare una sassata in testa a uno sbirro,
sputare addosso a un poveraccio
che ha messo una divisa non sapendo
come mangiare;
non è incendiare il municipio
o le carte in catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti

Quando ci si agita per giungere
al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza
dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.

Rivoluzione è distinguere il buono
già vivente, sapendolo godere
sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.

Rivoluzione è curare il curabile
profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.

Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente sapienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini: ostie sì,
quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano
nuovi organismi e lottino nettando
via ogni marcio, ogni mafia.


Creatura di creature
(Corbo e fiore, 1983)

Poesia pubblicata il 18 marzo 2021