Nell’uovo
Viviamo nell’uovo.
La parete interna del guscio
abbiamo già scarabocchiato con osceni
disegni e il nome dei nostri nemici.
Veniamo covati.
Chiunque ci covi
sta covando pure la nostra matita.
Quando usciremo un giorno
faremo subito un ritratto
di chi cova.
Supponiamo, noi, di essere covati.
Ci immaginiamo un bravo pennuto
e scriviamo temi scolastici
su colore e razza
della nostra gallina covante.
Quando usciremo fuori?
I nostri profeti nell’uovo
litigano per una cifra mediocre
sulla durata della cova.
Presumo un giorno X.
Per noia e reale bisogno
abbiamo inventato incubatrici
in apprensione per la nostra progenie nell’uovo.
Volentieri a colei che ci protegge
affideremo il nostro brevetto.
Ma noi abbiamo un tetto sulla testa.
I pulcini senili
embrioni con conoscenze linguistiche
parlano tutto il giorno
e discutono pure dei loro sogni.
E se non fossimo covati?
Se questo guscio non venisse mai forato?
Se il nostro orizzonte fosse l’orizzonte
dei nostri scarabocchi, ore e sempre?
Speriamo di essere covati.
E se anche parliamo della cova
Pure resta da temere qualcuno
fuori del nostro guscio abbia fame
ci schiaffi in padella con un po’ di sale –
fratelli nell’uovo, cosa faremo allora?
Rivista “Poesia”, traduzione di Paolo Scotini n.107, giugno 1997