Dario Bellezza


Ecco i tranquilli giorni, le muse inquiete
riscattando la monotonia; malinconia è
nettare infernale; l’estate come fosse
tornata l’infanzia delle vacanze: mare,
sole, sole, mare, abbracciato all’enigma
del futuro chiudendo in povertà i giorni
tutti uguali con il cuore a registrare
su un misero giaciglio in una casa
presa in affitto i puerili battiti
d’amore che mai più proveremo, così
sentimentali, così audaci nello sperpero
della pubblica energia. Dove è ormai
la poesia, la sublime immagine di me
ragazzo, amico della morte, la luna
vergognosa delle cartoline illustrate
con tutto il “melo” della accidia bisognosa
di fare soldi, avendo solo mille lire
in tasca ed essendo giovani, tanto giovani!
Non c’è speranza, qui, in questa Italia
provinciale ad una vita da poeta, cioè
in una vera società dove il teatro sia
teatro quotidiano di eventi tutti
scombinati dalla clessidra dei sentimenti.
Dove l’odio immaginario avvampi fino
a distruggere l’altro me stesso dell’odio.

Tutte le poesie (Mondadori, 2015)

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