La mia patria è un volto
La mia patria è un volto
un chiarore essenziale
una fontana di sorgente viva
È mano che attende
trepida il crepuscolo
per posarsi sulla mia spalla
È una voce
di singhiozzi e di risa
un sussurro per labbra che tremano
La mia patria non ha altro orizzonte
che trattenuta tenerezza
negli occhi neri
una lacrima di luce
sulle ciglia
È un corpo di tormenti
preziosi
come un fascio di radici
vicino alla tera calda
È poesia
generata dall’assenza
un paese che nasce
sul bordo del tempo e dell’esilio
dopo un sonno profondo
sospeso a un albero
dai fragili rami
agitati nel vento
La mia patria è un incontro
avvenuto su un letto di foglie
una carezza per dire
e uno sguardo per dormire
paese lontano dalle parole
tanto da calpestare il ricordo
Tra le nostre dita
un ruscello
perché il silenzio sia
Il mio viso è di quel cielo ostinato
vuoto
ferito dall’eleganza del rifiuto
La mia caduta il nostro amore
albero dissanguato
sfigurato dalla grazia spezzata
lo stesso dolore
ha afferrato i nostri corpi
Restano quei versi
cordoglio tardivo
per una patria che non ha più volto.
Stelle velate. Poesie 1966-1995 (Einaudi, 1998), trad. it. Egi Volterrani.
Bellissima!
“Tra le nostre dita/ un ruscello” da un immagine della vita che passa inesorabile, molto bella. (C’é un errore di battitura nella ventiquattresima riga “sospesp a un albero”)
Un vero inno d’amore verso la patria, che nei versi viene vista come l’innamorata con la quale dialogare, riflettere, camminare ogni giorno.
Veramente bella.
Si molto bella a volte però c’è la necessità di una poesia rivoltosa, disobbediente che stimoli azioni. La poesia è’ una musica e spinge verso