La signora Van Winkle
Sprofondai come un sasso
nelle acque fonde e stagnanti della mezza età,
con acciacchi da capo a piedi.
Mi buttai sul cibo.
Rinunciai a fare moto.
Mi face bene.
E mentre lui dormiva
mi trovai dei passatempi.
Dipinsi. Visitai ogni sognato monumento:
la torre di Pisa.
Le Piramidi. Il Taj Mahal.
Feci un piccolo acquerello di ognuno.
Ma la cosa migliore,
quello che batté di gran lunga tutto il resto
fu l’addio non troppo sofferto al sesso.
Fino al giorno in cui
tornai a casa col mio pastello del Niagara
e lui seduto sul letto agitava un tubetto di Viagra.
La moglie del mondo (Le Lettere, 2002), a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti
Ironia e verità!
Già! Grazie e un saluto!
Sweet poem, broski!
-john
So true! Bye John!
certo, sprofondare “come un sasso
nelle acque fonde e stagnanti della mezza età”
Povera!
Io ho superato il guado senza sporfondare…
Forse le acque non erano stagnanti… forse c’erano le rapide!
(deliziosa poesia)
Complimenti a te allora… e grazie!
Bello … grazie per tutti i tuoi passaggi sui miei blog