Vittorio Bodini


Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
un tramonto da bestia macellata.
L’aria è piena di sangue,
e gli ulivi, e le foglie del tabacco,
e ancora non s’accende un lume.

Un bisbigliare fitto, di mille voci,
s’ode lontano dai vicini cortili:
tutto il paese vuole far sapere
che vive ancora
nell’ombra in cui rientra decapitato
un carrettiere dalle cave. Il buio,
com’è lungo nel Sud! Tardi s’accendono
le luci delle case e dei fanali.

Le bambine negli orti
ad ogni grido aggiungono una foglia
alla luna e al basilico.

 

Tutte le poesie (Besa, 2010)

Iosif Brodskij

Procida

Baia sperduta; non più di venti barche a vela.
Reti, parenti dei lenzuoli, stese ad asciugare.
Tramonto. I vecchi guardano la partita al bar.
La cala azzurra prova a farsi turchina.

Un gabbiano artiglia l’orizzonte prima
che si rapprenda. Dopo le otto è deserto
il lungomare. Il blu irrompe nel confine
oltre il quale prende fuoco una stella.

 

Poesie italiane (Adelphi, 1996), trad. it. Giovanni Buttafava

Edgar Lee Masters

George Gray

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme.

 

Antologia di Spoon River (Mondadori, 2001), trad. it. Antonio Porta

Margaret Atwood

atwood

 

Mi prendi la mano e
di colpo sono in un film scadente,
continua sempre così e
perché sono affascinata

Balliamo un lento valzer
in un’aria viziata di aforismi
ci incontriamo dietro infiniti vasi di palme
tu scali le finestre sbagliate

Altri se ne vanno
ma io resto sempre fino alla fine
ho pagato il prezzo, voglio
vedere quello che succede

In vasche casuali devo
togliermi di dosso te
sotto forma di fumo e celluloide
fusa

Non posso negarlo, sono
a lungo andare drogata
l’odore di popcorn e felpa logorata
indugia per settimane

 

Poesie (Bulzoni, 1986), trad. it. Alfredo Rizzardi

Mauro Marino


Non so che farmene
della poesia mia

delle parole
che si fermano in gola
a sorprendermi

mi trovavo muto
a divagare
tensioni, non detti, sogni
e il tempo lo inseguo
dentro atti, attimi – sensi
che colgono vento e passioni

soltanto sguardi bastano a calmarmi

la sete e i suoni, ai respiri

non altro che sappia d’orgoglio.

di politica e d’amore (Spagine, 2020)

Foto di Maryam Asadi

Alda Merini

alda-merini

Naviglio di sera

Si entra in queste case senza dimora con l’idea
precisa e la speranza di trovare la fatalità il destino
si considerano le pietre gli abitanti i luoghi
le speranze cadute sulle pietre le voci dei bimbi
che un tempo tempo salivano sopra gli alberi e sembra
di sentire cinguettare quegli angeli che hanno dato
la misura dell’aldilà quei piccoli amorini che vibrano
la sera sul cuore di questi ragazzi che cercano
una seconda una terza infanzia o una maturità piena
di lusinghe ragazzi che non vogliono crescere
che non cercare né il passato né l’avvenire
un florilegio di ragazze bellissime e prodigiose
che cantano lo spazio della nostra anima.

 

Clinica dell’abbandono (Einaudi, 2004)

Luca Maggio


Orfeo

ti sto aspettando
sempre
ché tu non sapresti riconoscere me
Euridice volto d’erba

vedo il trucco che cola
sul volto annegato al bordo
nell’inferno delle tariffe
fra seni e peni

eppure saprò cantare ancora
poeta senza bocca senza mani
solo fra rami e animali

per te pianti e risi
che bagnino i miei sogni alti
come pioggia gli aquiloni

Silhouette (Italic, 2018)

Philippe Jaccottet


Nutrito d’ombra, parlo
e ruminando magre pasture di tenebre
povero, debole, addossato alle rovine della pioggia,
mi stringo a ciò di cui non posso dubitare,
il dubbio, e abitando l’inabitabile guardo
riprendo a biascicare contro la morte
sotto sua dettatura. Crollando io persevero
a vedere, io vedo il crollo che scintilla,
e tutta la distanza della terra,
tutta la profondità degli anni fiocamente
illuminati, una dolcezza insostenibile,
un’ala sotto la coltre bruna delle nubi.
L’ombra mi schiude gli occhi
e l’avvicinarsi dell’impossibile al fondo della luce,
l’invasione della cenere al fondo di me stesso, cenere vittoriosa,
insolente, feroce, non mi fanno tacere,
ma mi dettano come ultima risorsa nuovi discorsi
e io brancolo fra parole antiche,
fra rovine di antichi versi,
ah! senza che nulla mi sostenga né mi guidi
tranne la potenza dell’errore,
tranne un’ombra taciturna e senza lume.

 

Poeti della malinconia (Donzelli, 2001), a cura di B. Frabotta

Francesco Terzago


Il vetro corrugato ha le stesse increspature
della mia busta da bagno, quella di pelle sintetica.
Ne esistono un milione, sono distribuite
in tutto il mondo, queste buste.
C’è una sovrapposizione perfetta. Ho aperto
la finestra e l’ho messa dall’altra parte, la busta,
dietro di lei c’era la luce anodina della pioggia e,
davanti, quella di una lampada alogena. Muovendo
ho trovato ogni corrispondenza: come una mano
sinistra ferma a pochi millimetri da uno stagno oppure
una moneta che, sollevata in aria, confonde il suo colore
con quello del disco solare, spento, tra i palazzi.
Sono state impresse, entrambe le superfici.
Hanno avuto lo stesso modello:
un pezzo di cuoio. Cuoio venuto da non so
quale bestia morta, e poi morta dove, e perché.
Morta, se per questo, almeno mezzo secolo fa:
considerando lo stato degli infissi, il mastice crepato.
Comunque, ammazzata da qualche gente,
con quali strumenti, poi non so; di notte, di giorno; per fame,
per tenersi al caldo o per tenere al caldo qualcuno.

Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 2 (Interno Poesia Editore, 2020)


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Andrea Zanzotto


Notificazione di presenza
sui Colli Euganei

Se la fede, la calma d’uno sguardo
come un nimbo, se spazi di serene
ore domando, mentre qui m’attardo
sul crinale che i passi miei sostiene,

se deprecando vado le catene
e il sortilegio annoso e il filtro e il dardo
onde per entro le più occulte vene
in opposti tormenti agghiaccio et ardo,

i vostri intimi fuochi e l’acque folli
di fervori e di geli avviso, o colli
in sì gran parte specchi a me conformi.

Ah, domata qual voi l’agra natura,
pari alla vostra il ciel mi dia ventura
e in armonie pur io possa compormi.

Tutte le poesie (Mondadori, 2011)