Chi sei che passi il muro
della cisterna con le dita, in fondi
vieti in covi d’erba? quale
soffio da te valica l’acqua ferma, sale
fino all’orlo di pietra
dove i bambini parlano del nulla?
Ma congiurano, invece – teste l’asino
d’oro sul tavolo, chiuse in fondo agli orci,
secche di rabbia le matrigne: avranno
ceri con sé domani per nutrirti;
per turbarti, fratello.
Allora dovrò uscire, lapidare i vivi e i morti.
«Guai a voi, figli persi,
che centosette piedi
fregando andate per i fondi vieti
verso le tre – se il tempo, il tarlo viva
di voi, che è già di me vissuto –
se vi si bruci il bacio a un tratto
in un atto unico, come per me a quel giro
sotto chissà che razza di comete.»
È per te questa strage, mio pupazzo
infruttuoso. Te ne accorgi?
È per poterci tendere la mano
da buoni; e poi l’insidia
un’altra volta, e un’altra, poi, la mano.
Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. 2 (Interno Poesia Editore, 2020)
Foto di Riccardo Frolloni
Gianluca cosa ti ha fatto pensare a centosette piedi ?
Buona giornata di pensieri e vivi pupazzi