Antonio Porta

a Edoardo Sanguineti

 

Se anche sapessi, e forse so,
che il destino nostro è niente
ma se una donna ascolto dietro una parete
o un suono dei passi sull’ultimo selciato
o una risata schietta, senza fretta
o bacio una bimba che dice: io non sono malata,
al gioco del massacro allora non ci sto,
preferisco del linguaggio quel che ha di divino
e non m’importa, amici, di ciò che direte,
parlo da ingenuo (come Freud), do per scontato
il male e cerco il bene, disperata-mente.

Yellow (Mondadori, 2002)

5 pensieri su “Antonio Porta

    • Che c’entra sentirla “sincera” o no? La sincerità non è uno strumento critico o qualcosa che possa qualificare la validità di un testo poetico. La cosiddetta ballata dell’esilio Cavalcanti la scrisse a Firenze, quando sull’orizzonte non cera nessuna minaccia di esilio. C’è bisogno di un esiilio vero peché un poeta sappia cantare il dolore dell’esilio?

  1. Ecco come scrive un poeta! Si confronti la secchezza di questi versi con il parolaio di troppi pseudopoeti italiani di oggi. Che c’entra sentirla “sincera” o no? La sincerità non è uno strumento critico o qualcosa che possa qualificare la validità di un testo poetico. La cosiddetta ballata dell’esilio Cavalcanti la scrisse a Firenze, quando sull’orizzonte non cera nessuna minaccia di esilio. C’è bisogno di un esiilio vero peché un poeta sappia cantare il dolore dell’esilio?

  2. Io considero una poesia sincera quella in cui quello che viene scritto è stato sinceramente pensato da chi lo scrive. A volte mi sembra che si lascino andare le parole lasciando che siano loro a dire quello che gli pare. Non si tratta di strumento critico, si tratta di empatia. (non c’è bisogno dell’esilio vero, ma si deve sentirlo davvero nella propria pelle. I poeti di solito lo sanno fare e possono farlo con sincerità).

  3. In ogni caso, qual è il metro per giudicare la “sincerità” di una poesia? Ecco perché affermo che la sincerità non può essere un metro di giudizio. Dove sta la sincerità in una strofa come questa di Cavalcanti (sempre lui!)?
    Donna me prega, – per ch’eo voglio dire
    d’un accidente – che sovente – è fero
    ed è sì altero – ch’è chiamato amore:
    sì chi lo nega – possa ’l ver sentire!
    Ed a presente – conoscente – chero,
    perch’io no spero – ch’om di basso core
    a tal ragione porti canoscenza:
    ché senza – natural dimostramento
    non ho talento – di voler provare
    là dove posa, e chi lo fa creare,
    e qual sia sua vertute e sua potenza,
    l’essenza – poi e ciascun suo movimento,
    e ’l piacimento – che ’l fa dire amare,
    e s’omo per veder lo pò mostrare.

    E dove sta la sincerità delle poesie dottrinali di Dante? o delle più ardue e quasi indecifrabili poesie di Mallarmé o di Char (per esempio Le marteeau sans Maître, intonato anche da Boulez?)?
    Per non parlare delle delucidazioni scientifiche del De rerum natura.
    Il sentimento è solo uno dei fattori e spesso non l’esclusivo, talora perfino inesistente, della scrittura di una poesia.

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