Poesia d’amore
Alla fine, qualcosa ci farà
allontanare. Vorrei sperare in qualche grande
circostanza – la morte o un cataclisma.
Ma potrebbe anche non essere per niente così.
Potrebbe essere che tu esca
un mattino dopo aver fatto l’amore
per comprare le sigarette, e non tornare più,
o che io m’innamori di un altro.
Potrebbe essere un lento abbandono all’indifferenza.
Ad ogni modo, dovremo imparare
a sopportare il peso dell’eventualità
che qualcosa ci farà allontanare.
Allora perché non cominciare adesso, mentre la tua testa
riposa come una luna perfetta nel mio grembo
e i cani guaiscono sulla spiaggia?
Perché non strappare il cielo
di questa notte indiana, solo un po’,
così che inizi la caduta? Poiché dopo, incontrandoci
per le strade, dovremo guardare
dall’altra parte, dopo aver gettato
i frammenti negletti del nostro essere insieme
nei cassetti della camera da letto, quando l’odore
dei nostri corpi sta svanendo come la dolce
marcescenza dei gigli – allora come lo chiameremo,
quando non sarà più amore?
Dolce marcescenza (Paramankeni Press, 2005), traduzione di Carlo Pizzati
Non sembra una poesia, ma solo una riflessione. quali sono stati i criteri (indiani?)per definirla poesia?
Ho intervistato la Dosh a Torino qualhe anno per il suo primo romanzo che mi piacque molto, “Il piacere non può aspettare. ecco la mia conversazione
di RENATO MINORE
. Torino
UN ROMANZO incantevole,
splendido. Sono completamente
conquistato dai suoi personaggi
e dal suo mondO>). Il lascia passare
anche promozionale viene da un
lettore d’eccezione, dal palato assai
sofisticato come Rushdie che
benedice con formula beneagurante
il primo romanzo di Tishani
Doshi, Il piacere non può aspettare,
pubblicato da Feltrinelli con la
bella e allusiva copertina “floreale”,
in primo piano una peonia
appena dischiusa. La giovane indiana,
prima star di una nutrita
pattuglia di scrittrici che animano
il Salone, parla
del suo rapporto
con Rushdie, generoso
«patriarca
della letteratura
indiana che ha
aperto una porta
e dietro sono entrati
in tanti, anche
imitatori, ma
senza di lui la porta
sarebbe ancoun’architettura,
un corpo, un respiro
maggiore, una fortissima dose
di energie e visioni a lungo
termine come ricbiede il romanZO>).
I personaggi fin troppo autobiografici
sono al centro, «fanno
parte del farsi della vicenda)). Ma
lo scrittore è soprattutto un testimone
di essa: narra se stesso oppure
è un architetto che la disegna?
Non ha dubbi la Doshi: il narratore
osserva e non partecipa, «non è
la voce di nessun personaggio nonostante
le mia partigianeria sia
ben evidente vivendo il romanzo
come una lunga lettera d’amore ai
miei genitori che non si sono rassegnati
a vivere nell’infelicità)).
ra sigillata)). Il
piacere · non p~ò
aspettare è un romanzo
polifoni- ‘
co e veloce, di
quelli che, senza
darlo a vedere in
modo vistoso, rie- La scrittrice indiana Tishani Doshi
Lo psicoanalista
e scrittore Sudhir
Kakar ha
parlato qui al
Lingotto di una
“incoerenza indiana”
in molti
campi, anche in
quello sessuale
con un popolo
tra i cultori dell’erotismo
più disinibito
e anche
tra quelli più sessualmente
repressi.
Come valutalaDoshiquesto
giudizio che
comunque che
non si rispecchia
già nell’intonascorro
a incarnare
un certo “spirito del tempo” in
una storia di appartenenza, identità
non recintata dal pregiudizio,
instancabile motore di affetti e di
opportunità. Al centro il matrimonio
tra un indiano e una scozzese.
Sulla carta “non sa da fare”, ma
nella realtà si conclude sulla scia
di un travolgente “estro” passionale
dei contraenti. Fiutando le tracce
di una famiglia “ibrida” che
attraversa rumorosamente gli ultimi
decenni del secolo passato, la
“piccola” storia entra nella “grande”
di Jim Morrison stroncato in
una vasca da bagno o dell’assassinio
della Gandhi o delle nozze tra
Carlo e Diana.
La trentacinquenne Tishani
Doshi di Madras – poetessa con
l’alloro del Forward Poetry Prize,
ballerina «calma e sensuale, astratta,
meditati va)), allieva della famosa
Chandralekha- racconta l’epopea
circoscritta di un clan molto
in usuale che si impone per il gusto
corale della rappresentazione, il
pathos sentimentale, la curiosità
conoscitiva e quasi divulgativa
che pretende uno sfondo oggettivo,
per poi stravolgerlo e deformarlo
ai confini del grottesco. E’
la storia molto personale di suo
padre e sua madre «per trovare
zione del titolo del suo libro? «Prima
– risponde – la sessualità era
percepita in maniera molto più
·libera, si capiva meglio cosa fosse
e cosa rappresentasse». Poi, con il
vittorianesimo, si sono perse le
tradizioni e il significato; si è separata
la spiritualità dalla sfera sessuale.
La discussione sul sesso è
sterile, «riflette rapporti difficili
tra uomo e donna in una società
patriarcale)). Basta pensare alle
quasi oscene scene di ballo di
Bollywood …
Bollywood allora non è un orgoglio
nazionale, come qualcuno ripete
qui a Torino, è quasi una
vergogna? Per la Doschi «è il più
importante prodotto di esportazione.
Originale, con un’anima)).
Ma è giunto il momento di una
maturità n uova per le sceneggiature
che continuano «a proporre le
stesse tre storie e declinarle in
mille modi. In India abbiamo tante
culture, possiamo costruire storie
nuove per arricchire l’immaginario
collettivo prodotto da Bollywood)).
Anche la sua può servire
alla trasformazione dei modelli
culturali.
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poesia d’amore bellissima grazie Doshi!