Di talenti – il tono è meno ironico del solito –
siamo stati dotati per scelta e per umori. (Il plurale
serve a spargere il dispiacere.) Non quei talenti
richiesti dall’epoca, che plaude all’urlo e allo scandalo:
rumori subito scancellati dai successivi rumori.
Rifrazioni (Mondadori, 2018)
Foto di Dino Ignani
Questa fatico a capirla, non conoscendo la Poetica dell’autore, probabilmente troppo complesso per me, attualmente
Eppure il messaggio è chiarissimo! Non c’entra la poetica. C’entra aggiornarsi suul’evoluzione delle mode letterarie e non letterarie. Il talento non ha niente a che vedere con le mode. Perché la moda strilla (plaude all’urlo e allo scandalo), il talento, se coltivato, parla, usa cioè le parole, non gli slogan o le formule, sceglie di parlare, e si mette in disparte. Il suo tempo verrà. Non è un testo particolarmente enigmatico, richiede però di collocare ogni parola nel posto giusto, e la frase rivela il suo senso. Non è detto che una poesia debba essere capita subito, a una prima lettura. L’urlo è frettoloso. La poesia è lenta, chiede interiorità e riflessione. Tutto il contrario di ciò che piace oggi. Grazie, Elio!
Il poeta si dichiara estraneo a quella condizione che si sovrappone all’attuale proliferare di talenti effimeri, di pseudo-talenti, quelli condiscendenti che esaltano gli aspetti deteriori del vivere, lo scandalo, l’incultura, la violenza dell’urlo e dell’ignoranza pervadenti. Tutto ciò, nell’onnivora, bulimica contemporaneità, è ravvisabile soltanto come rumore del momento, come voce barbarica che sarà sopravanzata dal prossimo rumore e dalla prossima voce. Forse ancora più triviali. L’uso dello “scancellare” esalta, nella sua valenza non ortodossa l’abrasione incolta di una voce precedente altrettanto incolta, e fa risuonare come greve, pedestre e brutale la successione delle non culture.
Il poeta si dichiara estraneo al possesso di questi talenti e li rinnega.