Le poesie che ho vissuto tacendo sul tuo corpo
mi chiederanno la loro voce un giorno, quando te ne andrai.
Ma io non avrò più voce per ridirle, allora. Perché tu eri solita
camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi sul letto,
gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi le mani
sulle ginocchia, mettendo in mostra provocante
i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così – dicevi;
ricordarmi così, coi piedi sporchi; coi capelli
che mi coprono gli occhi – perché così ti vedo più profondamente. Dunque,
come potrò più avere voce. La Poesia non ha mai camminato così
sotto i bianchissimi meli in fiore di nessun Paradiso.
Erotica (Crocetti, 2008), trad. it. Nicola Crocetti
Ecco un vero poeta! Ma la traduzione italiana non rende l’incredibilie musicalità dei versi greci. Il greco moderno è tra le poche lingue al mondo che, come per esempio il cinese, può vantare una continuità ininterrotta con le lingue (o, meglio, dialetti, il dorico si parla ancora a Kárpathos)) dell’epoca classica. Certo si è evoluto, ma è rimasto sostanzialmente la stessa lingua. Cosa che non è avvenuta con le lingue nate dal latino. E tra i caratteri conservati c’è il senso musicale che distigue le sillabe accentate da quelle atone, quasi un modularsi di toni. Le due “e” del nome Eléni (Ελένη) non sono intonate alla stessa altezza (qualcosa di analogo si può perrcepire nelle parlate di Napoli o di Genova). Inoltre introduce infinite sfumature di senso la percezione dell’aspetto dei tempi verbali, a definire l’aspetto dell’azione, se puntuale (aoristo), continuata (presente). Ciò conferisce al verso greco moderno una libertà, ma anche una coerenza ritmica, difficilmente traferibile in altre lingue. Non sarebbe tempo sprecato se nei licei classici oltre alla lingua antica s’insegnasse, almeno nei suoi rudimenti, anche la lingua greca moderna. Leggere Kavafis o Seferis in greco non è la stessa cosa che leggerli tradotti in italiano. E così pure per Γιάννης Ρίτσος, fanno ahinoi ormai 30 anni che ci ha lasciati. In margine: sbagliato trasliterare Γιάννης in Ghiannis, la gutturale non si pronuncia più, si assimila a una i semivocalica che assorbe anche lo iota seguente: Yannis. Bellissimi versi, pieni di luce.