Gabriel Ferrater


Il mutilato

Io so che non lo ami.
Non lo dire a nessuno.
Tutti e tre, se tu ci aiuti,
serberemo il segreto.
Che nessuno veda più
quel che abbiamo visto io e te.
Dalla gente e dalle cose
che vi sono state amiche,
lui si nasconderà.
Non tornerà al caffè
che è fatto per attenderti.
Verranno mesi con la erre:
starà lontano dai tavoli
di marmo, dove vi servirono
ostriche e vino bianco.
Nei giorni di pioggia
non guarderà l’asfalto
dove vi eravate visti
quando non si trovavano taxi
e dovevate rientrare a piedi.
Non aprirà più i libri
che hanno parlato di te:
ignorerà cosa dicono
quando non parlano di te.
E soprattutto, ci puoi
contare, né tu né io
sapremo mai più dov’è.
Andrà confinandosi
in remoti fondali di terre.
Camminerà per boschi
oscuri. Non lo sorprenderà
la zagaglia di luce
della nostra memoria.
E quando sarà tanto lontano
che ormai lo crederemo morto,
potremo ricordare e dire
che non lo amavi.
Non ci inquieterà affatto
vedere come gli manchi.
Sarà come uno spettro
senza vita né pena.
Come la fotografia macabra
di una Gueule Cassée,
che decora una vetrina
e non ci fa nessun effetto.
Per ora, non diciamo nulla:
non turbiamo la gente
mostrando loro la ferita
sanguinante e purulenta.
Diamogli tempo e oblio.
Taciamo, finché nessuno,
neanch’io, possa ancora
confonderlo con me.

 

Curriculum vitae. Poesie 1960-1968 (Metauro Edizioni, 2010)

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