Le braccia si rinfrescano al vento di ponente
in mezzo a uno spazio verde privo di aghi.
Il vento alza le gonne e rinfranca le donne
nei giorni dei mesi estivi.
Il talco incrosta il sangue sul collo
e le cortecce dei pini
ci passano orizzontali alle narici.
Attorno a noi aiuole decadenti
e vociare urbano di uomini e motori
ci ricorda delle fasi della vita
mentre in alto una luna s’ingrossa
o si smagrisce nell’avvicendarsi dei cicli.
Inedito
Foto di Andrea Annessi Mecci
Mi fa venire in mente una persona che assiste qualcuno in ospedale. Quando fa una pausa ed esce ritrova un senso fisico di libertà e di freschezza, ma i segni della fragilità del corpo (aghi, sangue, decadenza, fasi, cicli) restano nel suo pensiero.
Fausta, hai certamente una sensibilità che questi versi non esprimono.
Si offende qualcuno se dico che questi versi è meglio che rimangano inediti? Spero di no, spero che il buon gusto per la buona letteratura l’abbia vinta
Enzo Miccio dei letterati, insomma