Palinodia
(dal lamento notturno di Giacomo)
Io sono qui
e quello che ho compreso
è già disfatto
senza peso senza forma
e quello che ancora
potrei comprendere
sposta la bussola
verso mari ignoti
che mai varcherò
e quel poco che ho creduto
di sapere ora è già un fossile
che forse qualcuno
raccoglierà per capire
che nulla di quel poco
che sapevo era come lui
pensa ora di sapere
le stesse cose
che io credevo di sapere.
O caro pensiero (Nino Aragno, 2019)
notevole!
La lirica afferma con profondità non pedante, con efficace, lucida consapevolezza del mutevole, che la condizione dell’individuo è precaria, instabile, provvisoria nello definire certezze ontologiche di vita e conoscitive. La mutevolezza dei tempi e delle civiltà impoverisce di colpo quanto faceva parte della cultura, lì e in quel momento, con una buona dose di consapevole relativismo. L’uomo sembra destinato a seminare sull’acqua, a fondare sulla sabbia, a scrivere sul muro che sarà abraso di lì a poco. Ogni traccia decade dal suo ruolo testimoniale e rasenta l’unico scopo di trattenere, malamente e per poco, l’orma, l’impronta, la prova del suo passaggio. Una scelta condivisibile per una proposta non scontata.