Giulia Del Vecchio


La mia adorata non ha corpo.
Mi scrive lettere che mancano
di carta ruvida, e non si sentono
al tatto.
Ogni tanto, mi dona un tratto di parole
che ha una durata eterna
nella voce – fatta di accenti sporchi,
di sonore che afferrano, liquide,
e di labiali che fanno l’amore.

La mia creatura non ha tempo.
Si spiccia dove la porta il senso
di nausea.
Oggi non c’è, per esempio –
e sta parlando con qualche discorsivo
affetto, gonfiato tutto dalla sua indomabile
vitalità.

La mia bella è senza concetto.
Non riusciresti a derivarla nemmeno
dal più perfetto degli argomenti.
Lei sta divisa laggiù, dove stanno
tutte le eccezioni,
i sistemi sono ridotti a ruderi
e si sfaldano in roboanti
scherzi.

Non c’è nulla che io possa chiederle,
e niente che io riesca a darle.

L’amore mio è un sentimento
che potrei passare tutta la vita
a spiegarmi.

 

Inedito da Il lato esterno della parola

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