Mi narra il turbamento dinanzi a una coppia molto giovane
Che si bacia sulla panchina; vistosa lei muove la mano sulla patta
Dei jeans di lui. Scrivine, gli dico: perfino Larkin s’è appropriato
Di simile visione, stemperandola nel dolce rimpianto.
L’amico invece esita, trova volgare il tutto. Eppure
C’è tanta brezza dentro quel primo impulso, che stacca il frutto
Dal ramo dell’adolescenza ansiosa, desiderante
Sul ritmo binario di un gesto semplice, innato,
Forse destato, sferzato dall’agone con amiche più esperte.
Finestre altissime cui, solo col pensarci,
Hai già perduto il tempo per poterti inerpicare.
(8 giugno 2018)
Foto di Laura Albano
Qui una poesia ci viene incontro nelle parole di un’altra, che la prende per mano. Una sensibile parafrasi (e traduzione, couple of kids : coppia molto giovane, high windows : finestre altissime) che nonostante il gesto di ripiego degli ultimi due versi lascia in chi legge un senso di apertura.
Grazie per la lettura, Fausta. Aggiungo solo alla tua analisi la circostanza per cui l’allaccio Larkiniano si è innestato su un racconto vero; peraltro la voglia di confondere i piani tra flânerie – qui in terza persona – e modello è indubbia.
Un trascurabile passo larkiniano, secco, pedestre e antipoetico, che non merita citazioni è l’oggetto del tentativo di un processo di idealizzazione e deriva lirica. Svincolandosi da certi modelli forse i raggiungimenti potranno essere altri e più alti. Concordo col primo commento circa una possibile apertura, un possibile viatico verso una visione più ampia e comprensiva, che una gestione compositiva del pensiero potrebbe sollecitare.
Secco, pedestre, antipoetico Larkin in quella sua lirica? Perché dice pane al pane (she’s on the pill or wearing a diaphragm, scusate cito a memoria)? A me sembra una rivendicazione di libertà, che nulla toglie a Eros, anzi lo consacra con forza. Altrimenti, cosa ci stanno a fare quelle altissome finestre di cattedrale?