Nanni Balestrini


Prologo epico

Eccomi qua ancora una volta
seduto di fronte al pubblico della poesia
che seduto di fronte a me benevolmente
mi guarda e si aspetta la poesia

come sempre io non ho niente da dirgli
come sempre il pubblico della poesia lo sa benissimo
certamente non si aspetta da me un poema epico
visto anche che non ha fatto niente per ispirarmelo

l’antico poeta epico infatti come tutti sappiamo
non era il responsabile della sua poesia
il suo pubblico ne era il vero responsabile
perché aveva un rapporto diretto

con il suo poeta
che dipendeva dal suo pubblico
per la sua ispirazione
e per la sua remunerazione

la sua poesia si sviluppava dunque
secondo le intenzioni del suo pubblico
il poeta non era che l’interprete individuale
di una voce collettiva che narrava e giudicava

questo non è certamente il nostro caso
non è per questo che siete qui oggi in questa sala
purtroppo quello che state ascoltando non è
il vostro poeta epico

e questo perché da tanti secoli
come tutti sappiamo
la scrittura prima
e successivamente la stampa

hanno separato con un muro di carta e di piombo
il produttore e
il consumatore della poesia scritta
che si trovano così irrimediabilmente separati

e perciò oggi il poeta moderno
non ha più un suo pubblico da cui dipendere
da cui essere ispirato e remunerato
solo pubblici anonimi e occasionali

come voi qui ora di fronte a me
non più una voce collettiva
che attraverso la sua voce individuale
racconta e giudica

il suo rapporto col pubblico ha perso ogni valore dicono
non gli rimane che concentrare il suo interesse
sui problemi dell’individuo singolo
sui suoi comportamenti particolari

il poeta moderno è autosufficiente
praticamente mai remunerato
non pronuncia alcun giudizio
ciò che conta per lui ci dicono

è soltanto il suo
immaginario
le sue ossessioni consce
e inconsce

perché per lui non esiste ci dicono
che l’individuo come singolo
irriducibilmente diverso
e separato dagli altri

e così il poeta moderno
solo
o anche davanti al pubblico della poesia
dialoga individualmente con la sua poesia

la immagina naturalmente come un’affascinante signorina
e vorrebbe che anche voi la immaginaste così
che si trova in questo momento qui di fianco a lui
cioè a me e cioè dunque lì di fronte a voi.

 

Il pubblico del labirinto (Scheiwiller, 2007)

3 pensieri su “Nanni Balestrini

  1. Omaggio a un grande intellettuale oltre che poeta (ma non di quelli che si guardano l’ombelico)

    La ballata di Miss Riccomondo

    Miss Riccomondo è ancora bella
    zitella verginella intatta ed illibata,
    ma adesso ha sotto il culo una padella.
    Gliel’ha messa un’operatrice sanitaria
    bionda e precisa, un poco autoritaria.
    Ne hanno prese uno stock in Romania:
    “Sai, vogliono poco e fanno tante ore”.
    (“Curvă bătrână! E timpul să mori ”).
    “Nomini patri et fili et spiritusantu”,
    il cappellano è un indiano brasiliano
    (i preti da noi son sempre meno)
    ma le penne le tiene nel taschino,
    viene all’incirca ogni tre settimane
    ad impartire qualche estrema unzione
    e sentire i rosari nella televisione.
    È una clinica privata convenzionata
    sovvenzionata, di fede provata
    nel politico più fico e più simpatico.
    Una volta era dei padri rogazionisti,
    ora il direttore risponde agli azionisti
    e fa accorciare i tubetti delle flebo
    e fa ridurre il dosaggio del cloruro:
    tanto si sa che al mondo non c’è niente
    che faccia bene come l’acqua pura.
    Un tempo qui c’erano le suore
    adesso hanno preso le infermiere
    che il primario si prende nelle sere
    quando fa tardi con le operazioni.
    Ma ultimamente lo eccitano di meno;
    la cuffia con la crocetta rossa
    non glielo fa indurire più.
    Ma se le veste da disoccupate
    riprende a funzionare ancora bene.
    Miss Riccomondo è sempre sola
    nessuno ormai la viene più a trovare.
    Eppure si racconta che di spasimanti
    ne avesse avuti proprio tanti tanti,
    ma quelli ancora vivi sbagliano ospedale;
    i morti li troverà nel cimitero.

    Ultimamente la sentono cantare
    con una vocina fessa da bambina
    in una lingua che nessuno può capire
    (i suoi neuroni se ne sono andati al mare).
    Debutto, sembra dire… che sia il ballo
    di quando ragazzina fece ingresso in società?
    Chissà se era carino il combattente,
    chissà se hanno ballato insieme veramente.

  2. Ho letto diversi commenti in rete. Da Antonio Moresco mi sarei aspettato un ricordo di Nanni Balestrini. E, invece, niente.
    Giancarlo detto Nanni. Lo incontrai una volta al cinema Mignon. Davano il film “Usa vs. John Lennon”. Mi disse che ero fortunato, perché avevo trovato un editore e che il mio era un libro coraggioso.
    A quel punto, mi sarei aspettato una recensione. Una recensione non richiesta: non sono abituato a chiedere, men che mai ad inchinarmi. È una questione di dignità e di rispetto.
    E, invece, nulla.
    So benissimo come funzionano gli esseri umani e in tutti gli ambienti. Mai nessuno, nemmeno i più idealisti, che ti mostrino e ti dimostrino un altro modo di vivere e di essere. Un vivere e un essere non fascista.

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