Anne Sexton

Una sola volta

Una sola volta compresi lo scopo della vita.
Accadde a Boston, inaspettatamente.
Camminavo lungo il Charles
e vidi le luci duplicarsi, tutte
con il cuore al neon e vibrante,
spalancando la bocca come cantanti d’opera;
e contai le stelle, le mie piccole veterane,
cicatrici fiorite, e capii che stavo portando
il mio amore sulla sponda verde notturna, e in lacrime
aprii il cuore alle auto dirette a est e a ovest
e feci passare un ponticello alla mia verità
e la condussi a casa in fretta col suo fascino
e fino all’alba accumulai queste costanti
per scoprire poi che se n’erano andate.

 

L’estrosa abbondanza (Crocetti, 1997), a cura di R. Lo Russo, Satta Centanin A., E. Zuccato

3 pensieri su “Anne Sexton

  1. Versi di solitudine, di sconsolata appartenenza a un popolo di migranti che percorrono infinite strade, che attraversano infinite notti, che traguardano attraverso il proprio petto, il languore e la sfida, la certezza della negazione e l’impervio sentiero dell’annullamento di quanto era, di quanto è, di quanto alimenta per poco tempo sul crinale dell’incertezza, mente i neon illuminano la notte.
    l’infinita distanza da una qualsiasi meta che abbia un senso raggiungere, l’infinita dolcezza del riconoscersi testimoniati dalle tracce, dalle cicatrici, dalla vita che trascorre, trasvola e lascia in modo ineludibile traccia sicura di quel percorso, Le sentinelle cicatrici, le veterane di un passato che induce a capire quanto banale sia il presente rimangono ferme e cicatrizzate.
    Questi versi ricordano l’eterno vagare, fisico e psichico,l’inesausto viaggiare che attraversa la prosa di Joan Didion, altra cultrice dell’incertezza, della vacuità, della noncuranza dell’uomo per l’uomo, primo essere vivente fra tutti che sbaglia, che erra e torna come una falena attratta dalla luce che le brucerà le ali a sbattere ancora contro la sempiterna, algida minaccia luminosa che la irretisce.
    Un raggiungimento poetico, questo, alto, pensoso e che induce a riflettere, che comunica, che dice davvero qualcosa di vero sull’indole umana,acume elevatissimo e piccola pozza. La verità condotta a casa di sera e svanita il giorno successivo. Relativismo, incapacità di tendere all’assoluto, di piantarci un piede saldo e d’impedire, che il sogno volubile e la volubile scelta del giorno successivo possano schiudere la pressione e far andar via, come un ospite temporaneo, le certezze acciuffate per caso?

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