hardnoressia
a digiuno di sguardi da mesi domandi:
cosa mangiamo stasera?
(per vomitarlo domani?)
hai la pelle che si rapprende
alle collane di ossa
ti fa da coperta scomoda stretta
ed è più fredda di qualunque bilancia
che nessuna accurata misura
dei falsi grammi d’aria che mangi
può darti. sei senza una fame precisa
rigetti ogni cosa riversa sul cesso
che odora di vomito stanco
ma è acqua e poco altro.
quasi ho paura se ci si scopa
che tu possa ingoiarmi e pentirti
oppure spaccarti strapparti a metà
o romperti in due: tra te madre e un figlio inatteso
non avrei che il desiderio di un lampo
decesso. perché
lo ammetto: non sono in grado
di darti alcun nutrimento
(sai io che confesso la mia disfatta
mi sembro più uomo che parassita)
e tu sei felice così lo so
ma il tuo baricentro è l’assurdo
a stento ti appoggi con un occhio all’istinto
(che smorzi a morsi e poi lo risputi)
e l’altro rivolto a te specchio: cruna dell’ego
in attesa famelica che il tuo riflesso
sia più sottile del tuo sogno maniaco
fino al punto finale
di vederti sfilare attraverso:
un fantasma di carne da setacciare
su terra magrissima
molta verità crudele, molta osservazione e soprattutto molto dolore. quel dolore che spinge contro la scrittura come la spada contro la parete.
che poesia ingrata:
“È sorprendente come la mancanza di cure, o le cure mal dirette, portino rapidamente alla degenerazione di una razza domestica, ma eccetto il caso dell’uomo stesso, nessuno forse è così ignorante da permettere che i propri peggiori animali si riproducano. L’aiuto che ci sentiamo spinti a dare a chi ne ha bisogno è principalmente un risultato accidentale dell’istinto di simpatia, che fu acquisito originariamente come parte degli istinti sociali, ma che divenne in seguito, nel modo precedentemente esposto, più delicato e ampiamente diffuso. E non possiamo frenare la nostra simpatia, anche contro le esortazioni della dura ragione, senza guastare la parte più nobile della nostra natura. Il chirurgo può indurire se stesso mentre effettua un’operazione, perché sa che sta agendo per il bene del paziente, ma se noi intenzionalmente trascuriamo i deboli e gli inermi, può derivarne solo un beneficio eventuale, a fronte di un male terribilmente presente”
pensiero di un noto antropologo… calza a pennello