Antonio Migliore è nato a Modica. Dopo aver studiato e vissuto a Siena e a Roma, da qualche anno vive a Milano. Lavora da Verso.
1. Cosa vuol dire per te svolgere il mestiere di libraio?
Fare il libraio vuol dire selezionare, sistemare, consigliare e comunicare nel miglior modo possibile (anche attraverso diversi mezzi) bei libri e belle storie.
2. Che cosa ti rende felice del tuo mestiere e cosa no?
Non mi annoio mai e qualche volta mi piacerebbe annoiarmi un po’ di più. Non stare fermo un attimo, questo mi diverte, non sopporto chi entra in libreria e non saluta.
3. Passiamo ora alla poesia. Intanto: sei un lettore di poesia?
Qualche volta leggo o rileggo anche libri di poesia. Szymborska, Giacomo Leopardi. Tra le ultime scoperte Velimir Chlebnikov, poeta russo e la raccolta 47 poesie facili e una difficile. Mi piacciono molto anche quelle opere meno canoniche, come la raccolta Bonus, del poeta e scrittore islandese Andri Snær Magnason, ambientata in una catena di supermercati.
4. Quanti titoli di poesia ospita tra gli scaffali la tua libreria?
Una cinquantina di titoli.
5. Ospitate presentazioni dedicate alla poesia?
Sì, almeno due, tre al mese, tutte molto partecipate.
6. E come vanno le presentazioni, le vendite, in generale quanto seguito ha la poesia nella libreria Verso?
Le presentazioni di raccolte poetiche, così come i reading, vanno sempre molto bene. Il pubblico è sempre molto coinvolto. Si vendono più i libri e le opere dei poeti classici (Baudelaire, Merini, Dickinson), si fatica un po’ di più con le nuove voci, ma attraverso eventi e presentazioni riusciamo a proporre anche raccolte e opere di poeti e poetesse giovani, o comunque non molto conosciuti.
7. Scuola, librai, media, editori, poeti: di chi è la responsabilità se la poesia si legge così poco?
A me sembra, da libraio e da quel che vedo e sento tutti i giorni in libreria, che c’è molto interesse per la poesia. Almeno un paio di persone al giorno domandano dove si trova lo scaffale coi libri di poesia. E una su due va via con un libro. Non mi piace affibbiare responsabilità, ma mi piace guardare alle cose positive: ho l’impressione che si legga in generale un po’ di più, anche poesia, grazie anche ai social media. Ci sono molti esempi interessanti, tra tutti Rupi Kaur che da Instagram è arrivata nelle librerie e i suoi libri sono dei bestseller. Non credo sia stato un caso.
8. Cosa occorrerebbe fare per appassionare alla poesia?
I poeti, e chi si occupa di poesia, dovrebbero andare nelle scuole a fare laboratori di poesia.
9. Gli Instapoets avvicinano nuovi lettori agli scaffali di poesia?
Certo, come ho spiegato prima, per il caso di Rupi Kaur.
10. Per chiudere l’intervista, ci regali qualche tuo verso amato?
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Intervista a cura di Andrea Cati