a Fabio Pusterla
Che cos’ha in comune con noi
questa frangia di Alpi
radiosa e grande
che pare lì ferma aspettare da secoli?
Le sue incurvature, la roccia tagliente
mandano talvolta segnali, barbagli
sinistri e seducenti, attendono chete
il momento propizio.
Verrà un giorno una nube di aria
e di terra, si staccherà lucente
dalla montagna, verrà
a riprendersi quel che le appartiene,
la pietra il legno le case il torrente –
e noi con lei transumanti in un sonno
perpetuo: la fatica, il vento,
la neve.
© Inedito
Riflessione-confronto fra natura e uomo errante: il presunto panorama, immoto? versus l’estrema precarietà esistenziale e tutte le domande che comporta, sia nel porle che nel comprenderle ( enigma da Sfinge d’area greca). Così il muro roccioso cis/transalpino, pur esso comunque destinato alla polvere finale, all’attenta osservazione del Nostro. Una constatazione, dunque. Intanto, però, v’è la potenza immobile ed affascinante del silenzio cristallino che ne deriva per chi riesce, nel proprio piccolo divenire, sbirciarne, in maniera olistica, un ampio tratto, da semplice pellegrino. Ed ancora così di generazione in generazione – in secula seculorum-.
della profonda leggerezza