quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore
L’eterno femminile all’incontro-scontro col maschile. La scoperta ingenua, ma istintuale, dell’altro, diverso, nell’intimità da cui una certa paura, timore per la nuova scoperta di ‘conoscenza carnale’ , quella di biblica memoria quando si trova scritto, spesso e volentieri, che un patriarca ‘conobbe’ la sposa, la concubina e/o l’amate. Conoscenza, pertanto, la più profonda, ma non è che lo spazio d’un mattino, o di una o più notti, in quanto la dimenticanza sembra essere altrettanto vacua e veloce. Basta poco. Di qui il timore, soprattutto femminile, della perdita, la quale deve essere ben ‘ruminata’ perché evapori senza troppi danni .E’ la nostra vita cui siamo tutti condannati/dannati? Il prossimo, cristianamente inteso, sa benissimo di cosa si tratta, perciò, preparato, affronta il tutto con rassegnazione. Lo si spera!
Ciò che ho letto è qualcosa di molto intenso…intimamente tenero e racchiude coraggio, speranza amore in’unico momento di grandiosa letteratura. Come le lezioni di piano sei costretto a ripetere e più volte per far giungere questo sussurro dentro che si trasforma in una magia per tutti. Bravissima