Corrado Benigni


Pixel

Come suoni nelle pietre le parole nascondono
luoghi e cellule, respiri e ore contate
che dicono chi siamo,
mentre tutto scorre attraversando il groviglio.
Pixel di voci affiorano sulla pagina,
disegnano volti tra le lettere di un alfabeto perduto:
i bambini che sulle rive del Nilo vendono fossili,
Dike sul banco degli imputati, mio padre, Ulisse senza Itaca
in un’era glaciale.
Domani tutto sarà cancellato.
Ma la strada è una lingua che ci vede
e sotto la terra un bosco – immobile – aspetta di nascere.

 

Tempo riflesso (Interlinea, 2018)

Foto di Viviana Nicodemo

Un pensiero su “Corrado Benigni

  1. Come non alludere, o illudere, il confronto tra passato, presente con lo sguardo, sgomento, verso il futuro. Duro, durissimo lo stare nel mezzo di questo mare magnum di incertezze esorbitanti, al limite della rottura di qualche equilibrio più o meno raggiunto e faticosamente e dolorosamente agguantato in età, quella medio-giovane, della ratio. Ci si appiglia a qualsiasi cima, pur di avere un sostegno meno instabile, perciò l ‘emozione va al passato deplorevole, ma pure catartico in qualche maniera. Ma tale eredità fa acqua da tutte le parti, implacabile nella propria incapacità per l’immobilismo terreo, nell’inconsistenza del proprio stato, allora ecco le dure prove del presente onde preparare un futuro possibile, necessario, accada quel che accada. Codesto, in filigrana, mi par trasparire da ‘Pixel’.

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