Miei contemporanei
di questo tempo instabile
dove, lasciato un trapezio,
non abbiamo ancora afferrato l’altro
– noi equilibristi, più che trapezisti –
non siate in angoscia pensando
di essere nati troppo presto
per vedere l’allungamento della vita
come un elastico viscido,
non pensiate di essere gli ultimi
a morire, proprio scarognati,
non fate come Ray Kurzweil
che fa una dieta di farmaci
per vivere fino alla singolarità
e che se non ce la farà si farà ibernare
perché qualcuno poi, forse, lo venga a svegliare.
© Inedito da Prima di nascere
contemporaneo mio e equilibrista è la poesia il farmaco, il trapezio per la leggerezza del volo