Ognuno vuole avere il suo dolore
e dargli un corpo, una sembianza, un letto,
e maledirlo nel buio delle notti,
portarlo su di sé tenacemente
perché si veda come una bandiera,
come la spada che regala forze.
Ma c’è persa nell’aria della vita
un’altra fede, un dovere diverso
che non sopporta d’esser nominato
e tocca solamente a chi lo prova.
È questo. È rimanere
qui a sentire come adesso
l’onda che sale nelle nostre menti,
le stringe insieme in un respiro solo
come fosse per sempre,
e le abbandona.
Ma nemmeno la pupilla d’un cieco
dimentica l’azzurro che non vede.
Marmo (Einaudi, 2007)
© Foto di Dino Ignani
<3
Era da tempo che non leggevo una poesia assoluta come questa, uno yin yang, che con grande lucidità ci denuda e ci fa ammettere quanto siamo narcisisti e impotenti allo stesso tempo. La penultima strofa carezza, culla come un mare, e la chiusa non lascia speranza.
Complimenti Silvia
Versi che toccano il profondo dell’animo, sapientemente stilati. Una gran bella poesia, pregna di verità e significato. Complimenti alla poetessa