Come sarà il mattino di domani,
sarò ancora in piedi e la poesia
sarà pur sempre una cosa da ragazzi?
Lo chiedo a te, mia Sibilla,
accucciata sopra un platano frondoso
del Lungotevere, che come un fuso
volteggiavi in un capodanno di bicchieri,
lanciati nel cortile. La poesia
è tornata bambina, indossa la tua
vestaglietta blu, con il muso serrato,
in quel polverso ballo del Settantatre.
Sfoglia adesso, mi dici, le crude primavere
invernali, le schizofreniche estati autunnali,
dove termina ciò che non ha mai avuto fine.
Albeggia, il canto dell’allodola fuga
le ombre della notte. Vita mia, presto
volerò da te. Ma io perché indugio,
che cosa mi trattiene ancora?
Il mattino di domani (Elliot, 2017)
© Foto di Andrea Auletta
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