Giovanna Rosadini


“– È stato solo un bacio, Libby –”
Philip Roth, Lasciar andare

Ogni cosa ha occhi e ali in questa
notte romana che pare contenere
un annuncio, sono contagiata dalla tua
leggerezza, ma seduti a cena nella sera
estiva, al Ghetto in mio onore,
parliamo con altre voci, pur specchiandoci
nelle pupille dilatate dell’altro.
Ha fatto freddo nelle nostre vite,
e forse questa sera è una parentesi
dovuta, di una mai avuta grazia passeggera.
Non mi sorprende il tuo tocco sulla mano,
è la conferma di una domanda
che chiede assoluzione, punto di arrivo
di una rincorsa che parte da lontano.

Cuore catafratto che prova a uscirsi fuori
e non risolve lo spavento redivivo,
avremo tempo per tornare ad esser soli…

 

© Inedito da Fioriture capovolte

© Foto di Dino Ignani

7 pensieri su “Giovanna Rosadini

  1. una poesia molto interessante, scritta bene, allude (e la poesia deve alludere) a trascorsi personali e storici, mi pare. Forse la sola parola stonata è “leggerezza” di cui si abusa dopo le “lezioni americane”.

    • Grazie per l’apprezzamento, in questo caso la parola “leggerezza” è riferita a una persona e ne identifica precisamente la disposizione d’animo, non vedo cosa c’entrino le “Lezioni americane“ di Calvino, dove si parla di scrittura

  2. Bellissima, mi ha conquistato dalla prima volta che l’ho letta. Oggi sono andato al ghetto a cercare di scattare una foto particolare che la rappresentasse e che la rendesse più palpabile.
    Mi sono seduto sulla sedia di una taverna e l’ho letta lentamente, cercando di immedesimarmi e di immaginare quel tocco leggero sulla mano che chiede assoluzione.

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