Damiana De Gennaro


金継ぎ・kintsugi

ti conservo dove poso
i libri che mi aprono
la notte sulle ciglia –

riempiresti col tuo oro
le spaccature che la luna
mi scava nella schiena,
come l’edera sa fare
sulle pareti verticali?

tu sai come far alzare
il vento contro il tutto
che mi tiene corpo in pezzi,
frantumato.

 

Aspettare la rugiada (Raffaelli, 2017)

Seamus Heaney


Roof it again. Batten down. Dig in.
Drink out of tin. Know the scullery cold,
A latch, a door-bar, forged tongs and a grate.

Touch the crossbeam, drive iron in a wall,
Hang a line to verify the plumb
From lintel, coping-stone and chimney-breast.

Relocate the bedrock in the threshold.
Take squarings from the recessed gable pane.
Make your study the unregarded floor.

Sink every impulse like a bolt. Secure
The bastion of sensation. Do not waver
Into language. Do not waver in it.

 

*

 

Rimetti il tetto. Chiudi tutto. Trincerati.
Bevi da tazze di stagno. Sperimenta
il freddo della dispensa, saliscendi, spranga,

molle forgiate, grata. Tocca il trave,
batti ferro nel muro, tendi il filo
per controllare se architrave, cappa,

cimassa sono a piombo. Risistema
la pietra della soglia. Scruta e squadra dal finestrino
sul fianco della casa. Concentrati sul pavimento trascurato.

Affonda ogni impulso come un bullone. Fortifica
il baluardo della sensazione. Non entrare nella lingua
per incertezza. Non esitare quando ci sei dentro.

 

Poesie (Mondadori, 2016), a cura di M. Sonzogni

Andri Snær Magnason


Si è ciò che si mangia

Nonno era al 70% acqua
nonno era al 70% il ruscello
che scorreva dai monti
accanto a casa

Era al 30%
la trota di ruscello
la pernice nella brughiera
e gli agnelli nei pascoli erbosi
che ondeggiano
al vento attorno a casa

Io non sono al 70% acqua
tutt’al più al 17% San Pellegrino
cui sono mescolati della Cola zero e del caffè

Sono pasta italiana e riso cinese
sono prosciutto danese e ananas sudafricano
nelle mie vene scorre ketchup americano

Si è ciò che si mangia
sono un mondo in miniatura

Sono un Bonus in miniatura

 

Bonus – con il 33% di poesie in più (Nottetempo, 2017), trad. it. Walter Rosselli

Maria Grazia Calandrone


come sono operose le creature,
con che attenzione passano i pennelli
sulle assi di legno

eppure sanno di dover morire

ma ora
fanno
e facendo
dimenticano

e sono dèi davvero, veramente immortali, in questa svolta di sole sulla prima verdissima erba di aprile
questi quattro ragazzi col pennello e l’odore di fresco e di vernice,
la birra nella tasca dei calzoni, il berretto a sghimbescio e il sorriso che dice io sono vivo, io in questo momento

sono vivo per sempre

 

Roma, 4 aprile 2016

 

© Inedito da Il bene morale (in uscita per Crocetti)

© Foto di Dino Ignani

Angela Caccia


a Gaia nipote appena nata

la rosa, quando s’apre
s’apre all’azzurro
le brilla il sole sulla fronte

io che conosco le case
velate di pioggia, l’avanzo
della notte che ammorba
l’aria del mattino voglio
di me una stilla
nelle tue arterie, un puntino
sulla cartina muta del cuore

bellezza che torni e incanti,
è nei tuoi occhi che vado
oltre la mia morte

ti sia promesso
il presagio di un nome,
più veloce il tuo passo
della nuvola ruzzolante sulla strada,
che almeno tu vada oltre la siepe
– lì, da qualche parte, Proserpina
ancora coltiva le margherite

 

Piccoli forse (Lietocolle, 2017)

Matteo Greco


Canzune de l’amore rraggiatu

Tania n’amore e l’aggiu persu.
Ha d’essere successu nu marisciu
sutta nu velu de risate
nu giurnu ca sctia bella scuscitata
o na notte, chianu chianu
m’aggiu fatta picca a picca scanusciuta.

Amore beddhu ca no stai chiù annanzi,
tie moi m’ha’ capire
se t’aggiu spriculatu ntr’i frantoi
se t’aggiu sbattutu susu l’aiare
se t’aggiu scannatu intra li curtii.
Tie lu sai, puru ca no tu pozzu dire:
ogni casctignata
è sutta sutta na benedizione
ognu frustata de lu mare ntra lu pettu
è alla n ne na carizza,
e non è pe punizione
ogni tronu ca cade sulla terra:
è
nu schiantu de scinucchie
nu scarrare de case ntra lu core.
Ulìa te nchianu susu, amore
e t’aggiu sotterrare,
ulìa te baciu
e t’aggiu fare guerra.

 

*

 

Canzone dell’amore adirato

Avevo un amore e l’ho perso.
Deve essere successo un pomeriggio
sotto un velo di risate
un giorno in cui ero bella rilassata
o una notte, piano piano
mi sono fatta poco a poco sconosciuta.

Amore bello che non mi stai più davanti
tu adesso mi devi capire
se ti ho sbriciolato nei frantoi
se ti ho sbattuto sulle aie
se ti ho sgozzato nei cortili.
Tu lo sai, anche se non te lo posso dire:
ogni bestemmia
è sotto sotto una benedizione
ogni frustata del mare nel petto
è alla n ne una carezza
e non è per punizione
ogni tuono che cade sulla terra:
è
uno schianto di ginocchia
un crollare di case dentro al cuore.
Vorrei salirti addosso, amore
e ti devo sotterrare
ti vorrei baciare
e devo farti guerra.

 

Da grande voglio fare il Meridione (CartaCanta, 2016)

Alessia Iuliano


È all’altezza della vita
anche maggio, con le ginocchia
al maestrale. L’estate
deve venire, ma non sa
ancora il momento non sa
nessuno il tempo
in cui arrivare, andare via.
Battezziamo giorni ore
rimangono per sbagliare

che poi non esiste
l’errore ma santo
il limite
essere creature
e soltanto questo è –

Ho addosso
cuciti milioni di sguardi
nessun rimpianto

 

Non negare nessuno (Cartacanta, 2016)

© Foto di Antonio Cappella

Patrizia Villani


L’azzurro intenso e il bianco della spuma,
l’arancio caldo e bruciato delle rocce –
viene da una California di emozioni
il tuo balsamo per gli occhi stanchi
arsi dal luciferino blu ferrigno di Manhattan
in un giorno di pioggia fredda e tesa,
spazi di cielo color cenere che si allargano
con ostinazione fra lo sgarbo dei palazzi
di mille vetri e piani, incombenti
su questo destino occidentale.

In queste strade gli amici
sempre fraterni di carta e penna
assistono l’anima inquieta tra la folla,
mite marionetta di vecchi sogni illividiti,
l’impeto visionario di versi condivisi
senza sforzo la solleva in alto
dalla pagina bianca, le mostra ponti
e dighe, percorsi di grandi mappe dettagliate,
poi il cuore di un continente
fino al vasto sperone di roccia solitario
dove si acquieta infine quella sete
per le promesse dolci della sera
nella luce sospesa e definita
del tramonto, in un crepuscolo
denso preludio dell’inizio
che attende la seduzione della notte.

 

Sulle tracce dell’America (Moretti & Vitali, 2016)

Cristiano Poletti


Segmento

Purché tra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.

(Primo Levi)

 

Un gesto ti perde in un vento
raro qui ed è
un segmento o l’intera tua vita
che vedi dal vetro, e pensi
che fu come furono
ferme e crudeli le stelle e la nera tua
notte, principio di tutto e di un verso.

È in un gesto il tuo perderti, e qui.
In un verso, è questo
il faticoso sempre sconosciuto
valico della morte vera.
Negli anni solitari la nostra era
moltitudine: ognuno pensavi
entrasse in un’aria di
regni scomparsi e colline, di foglie,
di fiume.

Un gesto ci ha perduti, un raro vento.
In che punto non so
se si era in sogno
precipitati in Heinrich-Heine-Strasse,
all’angolo, al numero, dove
ogni uomo è una parola.

Perdersi.
E questa è la via, questa la
calligrafia che ha il nome di nessuno
sul libro di gennaio, verità
di un cielo chiuso dentro il verde
di parete di ospedale.

E ti perdi, e trascendi,
tramandi un testamento
di suoni ripetuti, in metri e metri
di nuovi corridoi. Così ti sono
accanto vite precedenti
e tutto quello che senti va
in una vecchia paura dei
temporali.

 

© Inedito da Temporali in pubblicazione per Marcos y Marcos nel 2019

Maddalena Bergamin


Se tutto va bene poi si sta male
dopo le strette di mano, le pacche
le forti emozioni si aprono valli
di vuoto, strapiombi, desolazioni

Se ti alzi voglia il cielo dal letto
sei costretto a respirare l’aria
mattutina, a sopportare la brezza
il caffè la moina del buongiorno
dei pimpanti: avanti! Sempre
avanti! Contro il risucchio
tenebroso della notte, darsi
regole fissare appuntamenti
per restare sull’elenco
dei presenti

 


L’ultima volta in Italia
(Interlinea, 2017)