I miei amici sono gente strana
e non li vedo tanto spesso
visitano il giorno come iguane
e la notte dimenticano
dove hanno parcheggiato.
Fanno lavori che non si capiscono
hanno sempre il telefono scarico
e negli occhi gli occhi
di quando costruivano case
con i cuscini del divano.
Per riconoscerci apriamo conchiglie
che fanno un lampo,
ce le ritroviamo in tasca senza saperlo.
I miei amici ridono come l’acqua
e hanno rotto mille vite per arrivare qui
hanno svitato la spirale delle galassie
bevuto birra con gli angeli
e dicono è stato un caso.
Io invece so che sono venuti
a svuotare i depositi dal pianto
a mostrare un cuore che canta
oltre i balconi del sonno.
© Inedito di Valerio Grutt
© foto di Dino Ignani
splendida
Ottimo risveglio, Valerio! …Dimentico anche di giorno…dove ho parcheggiato…Complimenti.
I tuoi amici mi hanno preso per mano e insieme abbiamo raccolto fiori che paiono stelle.
che bel modo di narrare il tuo
belli i dettagli senza particolari
come le scuse dentro una nicchia
lucente, valva confessionale,
per narrazioni di fati in corso
fallimenti di peccati intascati
da attribuire ad altri, poi, come dici,
arriva il momento perduto, vuoto
di tanto e di tutto, dove rinconporsi
e insieme ricominciare a giocare
con amici mai perduti accoglienti
senza fare domande riconoscenti
per quel gioco lasciato sospeso
base di lanci ipotetici interspaziali
dentro la nicchia confessionale
al tasto sconosciuto del memo
scatta e la scintilla scocca
e apertesi le valve perlacee lucenti
… la voce soave ti piglia…
“Valerio! non sgridarmi
ho perso le chiave dell’ auto
non è che per caso… tu…”