Valerio Grutt


I miei amici sono gente strana
e non li vedo tanto spesso
visitano il giorno come iguane
e la notte dimenticano
dove hanno parcheggiato.
Fanno lavori che non si capiscono
hanno sempre il telefono scarico
e negli occhi gli occhi
di quando costruivano case
con i cuscini del divano.

Per riconoscerci apriamo conchiglie
che fanno un lampo,
ce le ritroviamo in tasca senza saperlo.

I miei amici ridono come l’acqua
e hanno rotto mille vite per arrivare qui
hanno svitato la spirale delle galassie
bevuto birra con gli angeli
e dicono è stato un caso.
Io invece so che sono venuti
a svuotare i depositi dal pianto
a mostrare un cuore che canta
oltre i balconi del sonno.

 

© Inedito di Valerio Grutt

© foto di Dino Ignani

4 pensieri su “Valerio Grutt

  1. che bel modo di narrare il tuo
    belli i dettagli senza particolari
    come le scuse dentro una nicchia
    lucente, valva confessionale,
    per narrazioni di fati in corso
    fallimenti di peccati intascati
    da attribuire ad altri, poi, come dici,
    arriva il momento perduto, vuoto
    di tanto e di tutto, dove rinconporsi
    e insieme ricominciare a giocare
    con amici mai perduti accoglienti
    senza fare domande riconoscenti
    per quel gioco lasciato sospeso
    base di lanci ipotetici interspaziali
    dentro la nicchia confessionale
    al tasto sconosciuto del memo
    scatta e la scintilla scocca

    e apertesi le valve perlacee lucenti
    … la voce soave ti piglia…

    “Valerio! non sgridarmi
    ho perso le chiave dell’ auto
    non è che per caso… tu…”

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