Ho partorito senza gridare
in nome di chi ho visto morire
e che ora è un pugnale di carne
incastrato nella fame delle onde.
La mia bambina è così piccola
che sul mio seno è una coccinella
soffocata dal peso di lacrime buie
crollate da volti allevati nel sangue.
Quante volte dobbiamo ingoiare
le agili spine dell’illusione?
Quante volte nel nostro corpo
deve scavare una tana il silenzio?
E ora moriamo un’altra volta
tra queste primavere di malta
noi figli illegittimi della speranza
noi maglie nere del giro dell’urgenza.
© Inedito da L’elaborazione del tutto