Claudio Damiani

damiani ignani

E mettiamo invece che abbiano ragione quelli che dicono che dopo la morte, per chi muore, non c’è niente. Visto che la morte non è qualcosa di casuale piovutoci da un cielo distratto, ma è necessaria all’evoluzione, anzi tutt’uno con essa, poiché per evolvere ci vogliono sempre nuovi individui, e devono morire i vecchi, allora è indubitabile anche questo: che in quanto preciso, unico elemento della macchina evolutiva, in quanto attore dell’evoluzione, l’individuo viene a essere come un organo di un organismo, come l’elemento di un composto, e dunque a partecipare con la sua piccola vita, della grande vita. Ecco allora che dire “dopo la morte non c’è niente” viene a essere qualcosa di insufficiente, e un po’ in malafede anche. L’individuo che nasce e muore, è come se avesse incisa, in una sua medaglietta, una particolare entità matematica, che significa una identità identica solo a sé, come un certo preciso numero, quello e non altro, e proprio per questo, cioè essere un preciso numero, dà a lui l’appartenenza a tutta la realtà dei numeri, l’essere lui anello di una grande catena, significa che se non ci fosse, la catena si spezzerebbe, e sprofonderebbe nell’abisso.

 

Cieli celesti (Fazi, 2016)

© Foto di Dino Ignani

Valentino Zeichen

valentino_zeichen2

Il poeta

Presumibilmente,
sembro un poeta di elevata rappresentanza
sebbene la mia insufficienza cardiaca
ha per virtù medica il libro del “cuore”.
Abito appena sopra il livello del mare
mentre la salute, la purezza, la ricchezza
e gli sport invernali
stazionano oltre i mille metri.
Perciò mi ossigeno respirando l’aria
dei paradisi alpini
così arditamente fotografati
dagli scalatori sociali
nonostante la pericolosità dei dislivelli.

 

Poesie 1963-2014 (Mondadori, 2015)

© Foto di Dino Ignani

Biagio Lieti

biagio-lieti-interno-poesia
Mi dico che è solo un altro tempo nascosto,
un andamento ripreso dal sottosuolo. L’indizio che segue
non è più così vivo. L’ora che lampeggia nel display
accorcia di un niente il buio, complica alcune prove scontate:
come sembrano le linee del letto, il pentagono inarcato di sporcizia
tra le gambe della sedia. Mi scopre fermo la pausa incisa
nel rapido calore dei led, la presa accanto alla scarpiera
ha ripreso a funzionare con un forte vento. È la traccia che sfugge di ciò
che può esistere senza movimenti. Confusa la posizione dei nomi.

 

Non trasmettono più le ore (Spagine, 2014)

© Foto di Savino Carbone

Friederike Mayröcker

friederike-mayrocker

A VOLTE IN CERTI CAUSALI MOVIMENTI
sfiora la mia mano la tua mano della tua mano il dorso
oppure il mio corpo dentro i vestiti si appoggia quasi senza saperlo
per un attimo contro il tuo corpo nei vestiti
questi movimenti minimi quasi vegetali
il tuo sguardo angolato e il tuo occhio volutamente perso nel vuoto
la tua domanda subito interrotta dove vai quest’estate
cosa stai leggendo
mi attraversano come un dolce coltello
in pieno cuore e lungo tutta la gola
e mi dissecco come una fonte in una calda estate

 

Della vita le zampe (Donzelli, 2002), a cura di S. Barni

Maria Grazia Calandrone

maria-grazia-calandrone

Niente come le mani
parla Rosa Della Corte, incriminata dell’uccisione del fidanzato Salvatore Pollasto

 

Vidi dalla sua macchina la sua mano come la conoscevo – ma bianca
di vita vegetale.
Vidi il suo ultimo saluto alla terra. Contemporaneamente
vidi nei voli di quel primo mattino la tortuosa pazienza di una natura che non era stata montata
osso su osso per essere leggera, eppure
ha compreso il cielo.

Dopo, lui – la sua fascia di chiarore.
Dopo, lui – mero impasto di midolla.
La radiazione nera del suo corpo – il gorgo
del suo corpo – infettava l’aria
cristallina di aprile.

Ora sono una cupa necessità di ordine.
Ho riordinato tutti gli eventi materiali allo scopo di ritornare sola.
Cado nella mia festa. E il mondo è curvo sotto la pressione.

Come lasciano in sosta le giostre
hanno lasciato te, cosa che pure sembra respirare
davanti al mare e in me
ha iniziato a formare lacune
dalla mano, la stessa – ma bianca:
un ponte vuoto tra l’apparenza del mio corpo
(perché non è più vero che io viva) e te, che sei stato anzitempo
terminato. Ma c’è un niente premuto sul tuo volto
e questo niente sono le mie mani.

 

Roma, 8 ottobre 2009

 

Gli scomparsi (LietoColle, 2016)

Rosita Copioli

rosita-copioli
Notte preziosa più dell’ebano

Questa notte, notte di delizia solitaria,
notte preziosa più dell’ebano,
profumata, questa notte ero tutta presa
e pure espansa, dentro il tuo abbraccio.
Mi aveva avvolta la nube della proprietà.
Io ero tornata. Il mio corpo era tornato
al suo corpo. L’appartenenza e la proprietà
erano sanciti di nuovo.
Mi sono resa conto di nuovo, di notte,
cosa vuol dire appartenenza e proprietà.
Se sei lontano, da tempo, credi
di mantenere. Solo il mistico mantiene
la realtà. Finché non lo diventi,
tu la devi avere nel corpo. Capisci
cosa è di diverso la lontananza
da quella presenza che hai in te.
E allora capisci
quanto è preziosa la presenza
oltre la presenza, quanto sei prezioso tu
in ogni goccia di tempo di presenza.

 

Le acque della mente (Mondadori, 2016)

© Foto di Flavio Marchetti

David Riondino

david-riondino-interno-poesia
La ragazza di Kobane

I turchi della collina osservano la battaglia.
Un gruppo di miliziani alza la bandiera nera.
Il presidente dichiara che la città è perduta
ma i resistenti strappano la bandiera.

I turchi dalla collina osservano la battaglia.
Le vittime della furia resistono ai tagliagole.
Fantasmi di altre città ritornano dal passato:
Sarajevo, Varsavia, Stalingrado.

Le stelle dalla collina osservano la battaglia.
Un gruppo di partigiani strappa la bandiera nera.
Il giorno dopo i nazisti vogliono rialzarla ancora:
I lampi degli alleati li fulminano dal cielo.

La stampa dalla collina fotografa la battaglia.
Il giornalista racconta con il coltello alla gola
di Dio che lo ha illuminato nel segno del califfato.
Tragedia della paura, che fa cambiare natura.

Le figlie dalla collina osservano la battaglia.
Le madri dagli occhi verdi contro i mercanti di schiavi
la furia dei miliziani, la foia della canaglia
quando violenta gli inermi durante i rastrellamenti.

Gli angeli dalla collina contemplano la battaglia.
I diavoli che possiedono le anime dei soldati
le immagini di terrore insieme alle litanie
con cui bestemmiano i demoni il nome santo di Dio.

Le donne dalla collina osservano i mercenari.
La feccia dell’occidente, la vocazione al saccheggio
e tutto l’immaginario di testi periferie,
tra cinema dell’orrore e bassa pornografia.

E il vento dalla collina ti saluta e ti accompagna
su di una strada dritta, con il fucile a tracolla.
La ragazza di Kobane si volta indietro un momento
mentre continua a marciare verso la linea del fronte.

E i fuochi dalla collina ti scompagnano alla guerra
contro i mercanti di schiavi e diavoli dell’inferno,
l’accidia dell’occidente e la canaglia nazista
e i vampiri nascosti nei governi.

La ragazza di Kobane va sulla linea del fronte,
ci guarda solo un momento mentre cammina da sola.
La Libertà è una medaglia che si conquista sul campo,
non è più solamente una parola.


Lo sgurz
(nottetempo, 2016)

Mario De Santis

mario de santis

Interno

quando sono le stelle a viaggiare
siamo noi i punti fissi del mondo
attendere è ribaltare le attese
stare in un punto sapendo che tutto il resto
è vuoto. Così io aspetto il tuo arrivo
tra le famiglie dei pianeti, in un delirio
di orbite e attrazioni. L’universo fugge
verso tutti gli amori impossibili
il punto oscuro da cui il sole ha trovato,
nel buio, la sua strada. Così non c’è niente
da dire, farà tutto la materia
dove ci siamo già incontrati.

 

© Inedito di Mario De Santis

Bob Dylan

bob-dylan-interno-poesia
To be alone with you

to be alone with you
just you and me
now won’t you tell me true
ain’t that the way it oughta be?
to hold each other tight
the whole night through
everything is always right
when I’m alone with you

to be alone with you
at the close of the day
with only you in view
while evening slips away
it only goes to show
that while life’s pleasures be few
the only one I know
is when I’m alone with you

they say that nighttime is the right time
to be with the one you love
too many thoughts get in the way in the day
but you’re always what I’m thinkin’ of
I wish the night were here
bringing me all of your charms
when only you are near
to hold me in your arms

I’ll always thank the Lord
when my working day’s through
I get my sweet reward
to be alone with you

 

*

 

Essere solo con te

essere solo con te
tu ed io soltanto
dimmi adesso la verità
non dovrebbe essere sempre così
tenersi l’un l’altro stretti
e passare insieme la notte
tutto va sempre bene
quando sono solo con te

essere solo con te
alla fine del giorno
e avere te soltanto vicino
mentre la sera scivola via
questa è la prova
che fra i pochi piaceri della vita
l’unico che io conosca
è quando sono solo con te

dicono che la notte sia il tempo migliore
per stare con colei che si ama
che troppi pensieri di giorno distraggono
ma tu dei miei pensieri sei l’unico oggetto
vorrei che la notte fosse già qui
e mi portasse tutto il tuo incanto
quando tu soltanto sei vicina
e mi tieni fra le tue braccia

ringrazio sempre il signore
quando il mio giorno di lavoro finisce
e ricevo la mia ricompensa più dolce
di essere solo con te

 

Canzoni d’amore e di protesta (Newton Compton, 1972), a cura di S. Rizzo

Rainer Maria Rilke

rilke

Sacrificio

Il mio corpo fiorisce da ogni vena e più intenso
è il suo profumo da quando ti conosco;
più agile il mio passo, più diritto il mio cammino
e tu attendi soltanto – ma chi sei dunque?

Lo sento: mi allontano e lascio alle mie spalle
foglia dopo foglia stagioni ormai remote.
Sopra di te e presto su di me come stelle
all’orizzonte resta solo il tuo sorriso.

Tutto quello che attraverso la mia infanzia
senza nome e come acqua ancora splende
io te lo consacrerò recandoti parole
dove arde la tua chioma: sull’altare
dolcemente coronato dai tuoi seni.

 

Poesie d’amore (Passigli, 2007) a cura di S. M. Carmignani