Nico
Nico sistema la frutta, le casse,
da poco hanno steso lenzuola
qualcuno brandelli strizzati nel gelo.
Per strada hanno aperto i cancelli
il vigile urbano evapora grappa
due nomadi slavi all’uscita del bar.
Corrono tutti a quest’ora
Nico pulisce, saluta, rincuora chi passa,
il cappello, i guanti, le lenti appannate,
il coltivatore che scarica a terra il fresco raccolto:
le bucce, le arance, i ciuffi arruffati,
le casse, i finocchi, l’uva, la terra:
“Questa è speciale, la vuoi assaggiare?”
e l’acino è in mano, sfregato su un panno,
un soffio, poi in bocca.
A volte mi chiedo cosa lo renda così reale,
forse suo padre appeso in cornice
o i settant’anni di questo negozio
forse il quartiere, ma se varchi la soglia
e senti l’orda dei forti sapori
la terra, la frutta, le casse,
comprendi che lui è quella terra
le mani, la faccia, le rughe
solchi e sentieri…
L’orfano (LietoColle, 2016)
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
Splendida!
Un sorriso
Chiara
Ma sai che è proprio bella? Si odora l’aria che c’è.. Grazie!
Bellissima, poesia musicale, sensibile, canta il profumo del giorno, della terra, colori sapori ed odori. C’e’ tutto in questa bellissima istantanea di vita. Bravo! 🙂