Preistoria
i giorni strappano via le maschere dei giorni che altro resta?
la balia che ti batte sulla spalla
è come sempre il cielo pieno di desiderio omicida
la finestra più antica dei denti di squalo
quando viene perduta guarda al mare
una lingua blu lecca risoluta la guida di viaggio
tanto eccitata che la carne sulla spiaggia è tutta nuda
nell’ardore la morte sta accelerando
una brezza può scuotere questo mondo
il vento dell’ultimo giorno chi è l’ultimo bambino rimasto?
ogni volto nasconde roccia dietro al volto
proprio nella preistoria ricorrono carestie nutrite da due mani
la polvere del mare vola
in piedi sulle gambe dei ragni
un albero splendente è carico di esche di fiori
seduce chi da millenni è sedotto
tu
Dove si ferma il mare (Damocle, 2016), trad. it. C. Pozzana
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
grazie. un testo formidabile, che fotografa l’attuale deriva del mondo e dell’umano.
ma… perchè non tradurre: le “zampe” del ragno, anzichè le “gambe”?
incantevole sgomento