Malinconia
(su un disegno di Fréderic Pajak)
quando ero bambino solitario in campagna
e il cielo aperto mi cadeva sulla testa
e il mare intorno mormorava per venire
a rinchiudermi in una putrida marea
quando in calzoncini sporchi e ridicoli
mostravo le mie ginocchia storte ed ero
un insetto perso nell’umore infinito
degli adulti cattivi che bestemmiavano
allora mi fermavo un momento in spiaggia
e con la mano mi coprivo la faccia per
non vedere l’orrore di esser nato in terra
e aspettare sempre che rispunti il sole
Poesie scelte (Fermenti, 2015), a cura di F. Bajec
C’è malinconia ma tanta bellezza. grazie. Isabella
… è sempre amaro voltarsi indietro … e sentirci ora adulti … guardati dall’io bambino. Il giudizio è un grave. Ma il sole può ancora spuntare.
Quanta bellezza in questi versi capaci di sintetizzare tanto diverso dolore nell’unica immagine del bambino (decisamente uno strappo rispetto alla solita tradizione dell’infanzia ingenua e felice) che di fronte al mare immenso percepisce appieno il suo vuoto. Per chi volesse approfondire il tema, è stato affrontato da molti artisti: mi sento istintivamente di consigliare la Malinconia di Munch, che sembra davvero essere la rappresentazione di questa poesia, ma anche Quasimodo, che esattamente allo stesso modo parla del sole come arma che trafigge, o Guccini, con la sua Canzone della Bambina Portoghese.