Il lavoro
Ci piace quel presagio
di morte che ci coglie
nel viaggio verso casa dal lavoro.
Il volto allora muta: questo si vede
dal mio volto ugualmente cambiato
che d’un tratto se ne sta più comodo
quando penso: anch’io, fra poco.
Una volta in una grande città ne parlai
con uno che visse per poco ancora.
Attraversammo una grande piazza,
fra resti di penne di piccioni
i nostri dolori lasciarono dei segni
sul terreno umido
alla fine del quale le case
sembravano scogliere di pioggia.
Nel separarci ci sembrò di essere molti
che tornavano a casa, ognuno alla sua,
dopo un lungo discorso. Il tribuno incomprensibile.
Il treno mi prese. Nel tempo sprofondò la città.
E ora quando dormo dopo il lavoro
vedo quella piazza.
E quando non so più chi vede la piazza
so che sto dormendo.
Forse è così morire, o forse è più come il lavoro.
da Antologia della poesia svedese contemporanea (Crocetti, 1996), a cura di H. Sanson