I piccoli gatti che hanno perso la madre hanno gli occhi chiusi. Sembrano ammalati. Se ne stanno accucciati in un angolo, aspettando che passi. O che ritorni lei, il suo calore, la sua lingua odorosa sul muso. Una mattina, nel sottopassaggio della stazione, ce n’era uno così, rifugiato nell’intercapedine tra il muro e le scale. Le sue palpebre sigillate sembravano ancora intuire le immagini. Bastò un po’ d’acqua tiepida come saliva per liberarle.
© Inedito di Franca Mancinelli
Bello. Mi colpisce, oltre l’aspetto oggettivo della situazione, quell’aprire gli occhi, un passaggio dalle tenebre verso la luce.
Un saluto. 🙂
Tenerezza e un ascolto discreto, di piccole cure e attenzioni per l’altro, in specie per il più debole, guariscono anche le ferite più profonde e aprono gli occhi dell’anima alle visioni insospettate di meraviglia e di speranza che, seppure per brevi istanti, la vita ha in serbo per tutti…
che dolcezza!
Come non sperare? per tutti noi, poveri gattini abbandonati…