Giovanni Parrini

 

Potrebbe passare un’intera vita
non succedere niente
fatica sì
non senso
non bene interpretabili.
Intanto
una notte le stelle galleggiano sull’acqua di una pozza
anni luce annullati
meccaniche celesti liquefatte
per niente
se non mostrare che le lontananze si cercano
per non tremare sole.
Intanto
nel tronco segato stanno quieti i decenni
cerchi su cerchi
per niente
se non mostrare che pazienza vive nel verde nuovo
nel bruno secco del fuoco.
Ma non sapevamo.
Non dovevamo avere che la sorpresa
la resa che ci tiene sempre illeso lo stupore.

 

Valichi (Moretti & Vitali, 2015)

Adam Zagajewski

Adam Zagajewski

 

Si arresta

Si arresta la città
la vita si fa quadro
è fragile come le piante di un erbaio
vai su una bicicletta che non
si muove, solo le case ruotano
lentamente, mostrando naso, fronte
e labbra prominenti. La sera si fa
quadro, non ha voglia di esistere
e per questo riluce come un lampione cinese
in un giardino silente. Resta immobile
il crepuscolo, è l’ultimo ormai. L’ultima
parola. Nella chioma degli alberi si nasconde
la felicità. Dentro le foglie dormono
i sovrani. Non c’è vento, la vela
gialla del sole resta immobile sui tetti
come la tenda abbandonata di Cesare.
Il dolore si fa quadro e la disperazione
è solo un quadro, incorniciato
nelle labbra di questo passante. Il mercato
tace nello scuro vogliamo d’ali
degli uccelli. C’è silenzio come a Jena,
dopo la battaglia, quando donne
innamorate guardano i volti dei caduti.

 

Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005 (Adelphi, 2012), a cura di K. Jaworski

Franca Mancinelli

franca mancinelli

 

I piccoli gatti che hanno perso la madre hanno gli occhi chiusi. Sembrano ammalati. Se ne stanno accucciati in un angolo, aspettando che passi. O che ritorni lei, il suo calore, la sua lingua odorosa sul muso. Una mattina, nel sottopassaggio della stazione, ce n’era uno così, rifugiato nell’intercapedine tra il muro e le scale. Le sue palpebre sigillate sembravano ancora intuire le immagini. Bastò un po’ d’acqua tiepida come saliva per liberarle.

 

© Inedito di Franca Mancinelli

Mario Santagostini

mario_santagostini

 

L’ex comunista

Sono tornato a Cinisello,
una domenica afosa.
Un motocarro scoperto portava via un cane.
Questa è stata zona operaia.
E io ero, come tanti, comunista.
E pensavo a un avvenire
senza il lavoro, a quando i corpi
ci sarebbero serviti a poco,
quasi a niente. Sono
arrivato a chiedermi di cosa è fatto
un corpo, se merita
soltanto la vita, o già altro.

 

Felicità senza soggetto (Mondadori, 2014)

Foto di Dino Ignani

Annalisa Ciampalini

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Poiché sappiamo cosa avverrà
sulla retta aspettiamo la freccia
che ci faccia capire.
Di fatto non c’è stato lo scocco. Oscilliamo.
Sentiamo una moltitudine sola,
una macchia unica,
irriducibile. La coscienza prima di frazionarsi.
Impossibile starne fuori.
Pensiamo alla luce che verrà,
a come tutto già contiene
e si dipanerà.
Sarebbe altro a voler esistere
in una cecità senza fine.
Altri i momenti, nulle le direzioni.

 

© Inedito di Annalisa Ciampalini

Fãdel Azzãoui

Fãdel Azzãoui interno poesia

Il soldato davanti al bunker

Il soldato è fermo davanti al bunker,
guarda a lungo un aereo che va
verso un luogo sconosciuto all’alba.
Cede al vento soffocato dal fiume delle erbe
al vento che attraversa il campo delle mine scoperte
dove gli uccelli costruiscono nidi
nel casco di un soldato ucciso,
nel cadavere di un carro armato.
Il soldato è fermo davanti al bunker,
pieno della morte seduta dietro l’altra collina.
Orina in silenzio
sulla guerra.

Intifãda – Poesia araba contemporanea (Prospettiva editrice, 2003), a cura di M. Lamsuni

Antonio Sarabia

Sarabia

 

Germe

Qualcosa spunta in me,
qualcosa cresce
qui nell’ambito oscuro
del corpo,
come una sorta d’ombra
fitta e dolce
che mi risale dentro
fino al cervello.
È forse un io
ancora ignoto
che dal mio centro viene
verso di me
come una mite bestia silenziosa?
O è invece una farfalla azzurra
che ha fatto il bozzolo
fra le alte impalcature
delle mie ossa
e anela a sbarazzarsi
del suo carcere
volando come vola
il pensiero…?

Poesie senza patria (Guanda, 2003), trad. it. B. Bertoni, R. Bovaia, I. Carmignani

Claudio Damiani

claudio_damiani

 

Per fare la mia armatura ci sono voluti secoli,
in mille hanno lavorato, artigiani, orafi
provenienti da tutti i paesi del mondo.
La mia armatura è immortale
e quando morirò passerà ad un altro
e anche se si dovesse perdere,
come quella di Achille in fondo al mare,
ci sarà sempre qualcuno che la ritroverà.
E’ talmente preziosa che qualche volta preferirei non metterla
perché ho paura di rovinarla
anche se so che niente la può rovinare.

 

© Inedito di Claudio Damiani

Foto di Dino Ignani