La permanenza degli oggetti
è cosa assurda, affatto incomprensibile,
ingannevole, perfetta;
tutto permane, il paesaggio
non muove morte, né vecchiezza
né tempo che si altera,
non muove nulla, mai, in alcun luogo;
ma tu, tu che non più indugi
nel limite dello spazio
che a te assegnò il mio gesto,
né io più, sottratto
ogni movimento di me alla tua scienza,
comprenderemo questa assurda
continuità di cose che creammo.
Poesie (Crocetti, 2006)
Manganelli ci sapeva proprio fare con le parole
sublime
Pochi vocaboli generici (cosa, oggetti, paesaggio, morte, vecchiezza, tempo, spazio, gesto, luogo, movimento, limite, nulla) diventano esperienza universale del dicibile. Esperienza però “ingannevole e perfetta” come un meccanismo dal quale noi parlanti saremo sempre esclusi, non importa quali sforzi si compiano per arrivare alla cosa in sé. La cosa resta cosa.