Credevo di trovarli tutti ad aspettarmi
schierati sul binario alla stazione
coi volti contratti dalle notti
bruciate a fiutarmi per le strade di Bologna
oppure accovacciati sul muretto dove ho atteso
dieci anni ogni volta di andarmene per poco
dalle prove generali del per sempre
credevo di cadere in quelle orbite vuote
leggendo il labiale delle bocche deformate
di stringere le mani nelle tasche per sottrarle
alla stretta delle mani degli spettri verso il vuoto
ma i versi hanno drenato il sangue dei ricordi
il tempo bendato lo sfregio dei ritorni
e non piove che sole sull’alveare
della piazza all’uscita dalla stazione.
Bologna, 28 marzo 2015
© Inedito di Chiara De Luca
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sereno lunedi
Lo sento anch’io, che i versi drenano il sangue, che ci si può scostare dalle prove generali del per sempre. Bellissimo il senso di ciò che si incontra allora: un alveare che riluce e brulica operoso, nel sole che piove.
Grazie per la tua lettura Tommaso, “un alveare che riluce e brulica operoso, nel sole che piove” è una splendida parafrasi dell’immagine finale
È ciò che i versi mi hanno permesso di vedere, di riconoscere in me. Perciò grazie alla poesia!
e soprattutto a chi ha voglia di aascoltarla!
Complimenti vivissimi per il testo e un caro saluto
Grazie mille Giacomo! Un abbraccio. Chiara