Alessandro Moscè

alessandro moscè

 

Raccogli le ombre, una ad una
e sistemale nell’album dei francobolli,
spogliale sul letto di un albergo
con l’indolenza dei liceali.
Non hanno la pelle chiara della luna
ma si possono attraversare
anche quando fa freddo
e ti senti smarrita dietro la porta di casa.
Le ombre non parlano e non cantano,
ma avvertono con gli occhi della civetta
e si abbandonano sull’argine dei fiumi
per dormire qualche ora
sotto gli alberi dei cachi.
Spariscono come le cose accatastate
ma ci seguono circospette
quando non le vediamo,
dietro un vecchio specchio
che rifrange sia i vivi che i morti
finché si riesce a seguirli
con la coda dell’occhio

 

© Inedito di Alessandro Moscè

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